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.SPOILER (clicca per visualizzare)La role é ambientata subito dopo congress of odditiesMidnight |
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Serpe, V anno | Battitore #9 |The act of dying is one of the acts of life© code by high voltage
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Gli effetti della sua bravata - così era stata considerata dai più - si riflessero ovunque. Maesi ne notò ogni accenno, oltre gli scorci vermigli e dolorosamente cicatrizzanti che spiccavano sulla sua pelle. Silenziosa, se n'era rimasta in quell'angolo punitivo, la schiena dolorante attecchita alla parete legnosa, impolverata e ricca di schegge, nonostante il fastidio provato. Era il suo modo per intrappolare in se stessa quella che altrimenti sarebbe stata una tragica esplosione, qualcosa che non voleva più affrontare. Skrynder, dal canto suo, aveva sussurrato una strana maledizione a denti stretti, una formula probabilmente atta a sopprimere l'impulsiva emotività della ragazzina di cui solo lui era a conoscenza. L'aveva stordita, per impedirle di soccombere alle parti più dannose di sé e mettere di nuovo a repentaglio il circo nella sua interezza. Poi, scagliatole contro questo e l'altro fascio di massacranti incantesimi, l'aveva lasciata a subirne gli effetti una volta ripresa piena coscienza di sé e del suo corpo.
La Goodwin era troppo spaventata per azzardare un fiato, persino per muovere un singolo passo verso un qualsiasi altro anfratto del tendone. Eppure Skrynder l'aveva lasciata lì da un po'. Ore, probabilmente. Interminabili, scandite da sospiri, singhiozzi mozzati, gambe tremanti, mani macchiate di terra e sangue, il suo. Nulla avrebbe potuto smuovere la ragazza da quell'eterno attimo di terrorizzata contemplazione. Fu solo il giungere dei primi ordini successivi a quella punizione, la prima di altre, a costringerla a tirarsi in piedi, a darsi un tono e rimettersi a lavoro per svolgere questa o l'altra mansione.
Aveva rimesso a posto parte del disastro di cenere che aveva scatenato, i residui di un lavoro d'emergenza che membri più competenti avevano già attuato in fretta. Lo aveva fatto senza lasciarsi distrarre, sino a quando l'arrivo di gente, forse gli ennesimi Auror venuti a conoscenza dell'accaduto o altre influenti persone tenute ad occuparsi del caso, non l'aveva spinta a nascondersi dietro una tenda. Erano voci che non riconosceva, sebbene la familiarità con alcuni udibili appellativi avrebbe di norma potuto riportarla a dettagli di cui era in realtà consapevole.
Lo stordimento delle torture subite non le fu d'aiuto in questo. La spinse anzi ad azzardare più di quanto non si sarebbe concessa qualche ora prima, nel notare delle anomale monete posizionate sul pavimento, in un'altra ala dell'ampia struttura. La paura di aver lasciato qualcosa fuori posto le impose di intervenire. Quando però le sue mani si apprestarono a recuperarle, qualcosa scattò improvvisamente, esplodendo in quello che sembrò un perfetto e ben congeniato meccanismo da trappola.
Squittì spaventata, mentre una rete le cadeva addosso. Eppure, ancora, si costrinse a trattenere in sé le più manifeste delle sue emozioni, esalando sospiri che comunicavano la sua paura, sino all'attimo in cui una figura, stavolta chiara e davvero conosciuta, si stagliò dinanzi ai suoi occhi lucidi e preoccupati. 'M-Midnight!' Esclamò, dimenandosi con poca forza alla ricerca di una salvezza che non sarebbe arrivata. Non continuando a contare unicamente sulle sue forze. 'Aiutami, ti prego, toglimela di dosso.' Chiese altrettanto supplicante, prima di affacciare gli occhioni ricolmi di sofferenza oltre gli intrecci della rete. Il volto violaceo, sfumato dell'asciutto rosso sangue di altre ferite malamente tamponate, si piantò privo di consapevolezza in quello del ragazzo.'Cosa ci fai qui?'. -
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Avrebbe potuto trovare chiunque. Sarebbe potuta incappare in uno spettatore qualsiasi che neanche conosceva il suo nome, che avrebbe forse trovato familiarità nei contorni del suo volto sino ad associarli all'incidente per cui chiedere ferocemente un rimborso, danaroso o morale che fosse. Erano gli occhi di Midnight quelli che incrociò ed immediatamente la sua anima si spaccò in due metà identiche, opposte ma al contempo complementari. C'era la voglia di rivederlo, di imparare a conoscerlo a seguito di quella condivisa bravata pomeridiana tra i tetti di Hogsmeade; si scontrava prepotentemente con la vergogna, il timore di sostenere uno sguardo carico di interrogativi quanto di nervosismo, incredulità, forse persino pietà. Non lo conosceva abbastanza da stipulare l'una o l'altra sfaccettatura, si arrovellava tra ipotesi in cui perdersi distrattamente. Permise però alle sue mani di raggiungerla, di tirarla fuori da quella rete e tastare con una preoccupazione mai sperimentata prima il suo corpo martoriato dall'indecenza di Skrynder. Si perse in quell'abbraccio, godendone più di quanto riuscisse a comprendere in quello stato di shock e sofferenza.
'Chi...? Kyril?' Cercò una conferma nel suo volto, prima di scuotere debolmente il capo e concedergli una parte di verità. 'No, lui non c'entra...' Non del tutto. Era stato indiretto fautore di quella conseguenza, ma avrebbe davvero potuto riversare sul ragazzo tutta la colpa? Maesi aveva ceduto, quella era la convinzione che racchiudeva la propria realtà. Aveva rincorso inspiegabilmente l'umano desiderio di legarsi a qualcuno che affrontasse il suo stesso percorso. L'ingenuità l'aveva ingabbiata. Lei si era lasciata mettere in trappola.
Sostò a lungo tra le sue braccia, preoccupata che raccontargli di più sull'accaduto potesse sciogliere quel legame avvolgente, piccolo ed acerbo, ma ricco di sensazioni nuove a cui dare un nome certo sarebbe stato impossibile. Ci volle un po' prima che il cambio di rotta delle sue parole la convincessero a tirare fuori un po' di fiato.
'Vieni da una famiglia davvero importante allora. Siete cacciatori?' Domandò innocente, prima che il sussurro del ragazzo le solleticasse l'orecchio, il fiato a sfiorarle il collo investito da brividi puri. 'Uno snaso? Davvero?' Sorrise, non per il paragone in sé quanto per l'idea ci fosse una di quelle creaturine a ronzare per il tendone in libertà. Una visione assai più gradevole di tutte le bestie rinchiuse in questa o quella gabbia. 'In effetti mi piacciono le cose luccicanti! Ruberei migliaia di forchette d'argento, se ne avessi l'occasione.' In poco riuscì ad addentrarsi in quel piacevole clima di battute, un anfratto privato in cui essere liberi, due giovani ragazzi spensierati che avevano il potere di ridere insieme nonostante le circostanze. Le fece bene.
Lasciò che si allontanasse, sentendosi appena rigenerata dall'abbraccio poc'anzi ricevuto. Ancora stretta nelle spalle, con un briciolo di curiosità e parecchia voglia di posare gli occhi sul piccolo snaso, una proposta si slanciò spontaneamente dalle sue labbra distese. 'Ti aiuto a cercarlo! Senza trappole stavolta.' Sarebbe stata una sfida, ma avrebbe potuto dilungare il tempo per entrambi e quello non le sarebbe dispiaciuto affatto. 'Probabilmente gli piace darsi alla fuga, come me.' Un'ultima constatazione divertita, prima che le priorità dell'altro le mozzassero il fiato.
Midnight nominò il dittamo e fece per cercarne un po' tra le proprie tasche. Indossava ancora quell'elegantissimo mantello. La Goodwin arrossì appena nel notare quanto bene gli stesse, come si posasse armoniosamente sul corpo atletico che lo caratterizzava. Ed in definitiva, la premura insita in quella proposta la accese di ulteriore lusinga. Di nuovo, si sentì preda di emozioni che non avevano un nome, né una forma definita. Erano calorose, calmanti, piacevoli... ma nulla che riconoscesse nella propria esperienza.
'Oh, io... non l'ho mai usato.' Le cicatrici che gli ampi e vecchi vestiti nascondevano raccontavano perfettamente quella storia. 'Non so neanche se Skrynder sarebbe d'accordo.' Sbottonò parte di quella verità sino ad allora trattenuta, attendendo speranzosa che il ragazzo insistesse comunque per donare sollievo al bruciore delle ferite riportate.. -
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Deglutì nervosamente all'insistenza dell'altro. 'Non lo è, ma non è stato lui.' Kyril non era gentile, ribadì quel concetto senza sentirsene toccata, né lontanamente mortificata. Escluderlo dalla responsabilità degli eventi che l'avevano piegata ed afflitta significava però aprire la porta verso altre ipotesi, verso risposte che non avrebbe potuto dare. Perché non doveva darne. Non a Midnight, né a nessuno. Per quanto sincera avrebbe voluto essere nei suoi riguardi, c'erano tante priorità che surclassavano il resto. Obblighi a cui non sottrarsi mai. Silenzi da tacere inevitabilmente.
'E' una cosa che non può cambiare, ok? Come... come un genitore che ti punisce.' Dichiarò in quell'ultimo tentativo di allontanare dal ragazzo qualsiasi reattività di cui ancora i suoi occhi accesi ed i nervi tesi erano preda. Ancora una volta però non si rese conto di quanto ampie le sue prospettive riuscissero a diventare. Di come un'indicativa immagine potesse abbracciare rimasugli di un passato che non avrebbe mai dimenticato. 'Nessuno discuterebbe mai le punizioni di un genitore.' Nessuno l'aveva fatto con sua madre, prima che fosse troppo tardi.
Midnight veniva evidentemente da una realtà diversa. La Goodwin cominciò ad immaginare questo e l'altro concetto, immagazzinandone i dettagli imprecisi che il ragazzo le porgeva. Con interesse, guardava a quella realtà lasciandosi coinvolgere da essa, da quell'insieme di elementi che non le sarebbero mai appartenuti. Metteva piede, lentamente, in un mondo che non conosceva. Vi si muoveva dentro con cautela, rispettando qualcosa che non conosceva abbastanza, ma che regalatole in quelle condizioni suonava gradevole. 'Per cacciare le creature non dovete fargli del male, giusto?' Avanzò, tentennando appena in una blanda considerazione che balzò alla sua mente con ingenuità e purezza. Ogni traccia di lei non faceva che gridare inesorabilmente quelle condizioni. 'Cosa succederà allo snaso quando l'avremo preso?' Sostò ancora per un attimo su quella prospettiva, prima di abbandonarsi alle cure dell'altro, scivolate verso di lei con la stessa delicatezza con cui il complementare scambio di scherzose battute si installò tra loro.
Avrebbe davvero preferito avere l'anima di uno snaso dentro di sé. Covava invece quanto di più dannoso ed oscuro potesse esistere nell'universo magico e Maesi, in fondo, non ne era neanche del tutto consapevole.
'Va bene, mi arrendo.' Sorrise verso Midnight, cullata dalla caparbietà con cui insisté persino andando contro la volontà di Skrynder. Lei era certa non sarebbe bastato a fermare quella serie di eventi; posare gli occhi sulla pelle candida e rimarginata della ragazzina l'avrebbe solo spinto a rimediare ulteriormente, caricandole magari il doppio degli incanti dell'episodio precedente. Eppure in quell'istante non gliene importò. Non diede adito a questa o quella conseguenza, persa nella piacevole sensazione che le premure di qualcuno, mai sperimentate prima, le regalavano.
'Mi fido.' Sussurrò appena imbarazzata, concedendo al ragazzo una visuale maggiore e più limpida sulle ferite incise sulle sue braccia, sul volto, su quel filo di caviglia scoperto dall'ampio vecchio vestito indossato. Ad occhi chiusi, attese che quelle gocce scivolassero sullo zigomo tagliato, sulla guancia tumefatta. Quando il lieve pizzicore del dittamo la sorprese, scattò sul posto, chinando il capo verso il basso. Non era dolore, solo una sensazione nuova che non seppe affrontare. Che la spaventava, ancora racchiusa nell'aura di una bambina che del mondo non aveva imparato nulla. 'No, come non detto, non mi fido più.' Fu con una risata sommessa che gli regalò quella risposta, atta a sottolineare l'ironia di cui diventò facilmente preda. Le veniva semplice in genere, ma con Midnight gli accenni di questa erano molto più accentuati e comuni. Spontanei.
Posò con timore il polpastrello sul proprio viso, quando la pelle cessò di sfrigolare ed il fumo svanì. Intatta. In un attimo era sparito tutto. Midnight aveva cancellato quell'episodio. Si chiese per un attimo se la cura reale fosse il dittamo. Che sarebbe successo se si fosse convinta che la sua reale cura fosse il ragazzo stesso?
Non poteva. L'avrebbe messo in pericolo. Ed a quel punto, non si sarebbe mai perdonata un risvolto simile.
'Grazie.' Sussurrò con altrettanta inibizione, guardandosi attorno prima di prendere posto sull'ennesima traballante pila di tavolini malamente sistemati in un angolo. Era l'altezza migliore perché Midnight si trovasse comodo ad osservare gli arti inferiori quanto i superiori. Maesi si liberò di una lercia giacca bucherellata indossata sul vestito, sì da lasciare scoperte le braccia magre, venate di fame, debolezza ed accenni di muscoli altrettanto minuti e denutriti. Sollevò poi i lembi inferiori dello stesso vestito sino alle ginocchia, lasciando penzolare le ossute gambe scoperte ed il campo di battaglia che vi si era stagliato sopra. Silenziosamente, lo invitò a procedere, rinnovando il voto di fiducia cui aveva accennato poco prima. Ed avrebbe lasciato che quell'attimo rimanesse racchiuso in quell'intimità, nel silente stato delle cose per come erano venute a crearsi, se solo i timori di star immischiando il ragazzo in qualcosa di pericoloso non avessero suonato una campana d'allarme nella sua mente.
'Perché lo fai?' Intervenne all'improvviso, lo sguardo chino sulle ginocchia arrossate e nodose. 'Sono una misera sguattera, tu sembri un principe o qualcosa del genere.' Commentò senza peli sulla lingua, rimuovendo ogni genere di malizia in quella che era un'idea sincera, semplice, innocente come il resto delle sue azioni. 'Non mi conosci neanche...'. -
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Edited by -Midnight; - 21/8/2022, 18:59. -
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Avrebbe voluto sbottonarsi di più, lasciare che Midnight carezzasse le sue confessioni con la stessa calma con cui sfiorava la sua pelle. Avrebbe voluto essere capace di lasciarsi andare a qualcun altro, di chiudere gli occhi per un attimo e non pensare al passato, né al domani. Riscrivere se stessa, scoprendosi poco a poco, mirandosi negli occhi lucidi di chi aveva intenzione di guardarla davvero e definirsi, plasmarsi, riconoscersi. La bestia, quell'ignota ed oscura creatura che marciva in lei, le imponeva di non farlo. Non poteva trascinare in quel turbinio rischioso un innocente. Non poteva farlo con chi le si dimostrava gentile, cortese per la prima volta in assoluto.
Per questo continuò a mostrarsi a metà. Mezze rivelazioni, mezzi sorrisi, gli occhi appena curvi in una smorfia pacatamente soddisfatta nell'apprendere quale destino sarebbe spettato al piccolo snaso. 'Magari a lui non interessa così tanto. E se è vero, potrei prenderlo io.' Le sarebbe piaciuto tenersi in compagnia di qualcuno che - sperava - non avrebbe potuto distruggere.
Forse fu quel pensiero sereno ad indurla a rivolgere al ragazzo parole sincere, appena più eloquenti e comprensibili delle briciole frastagliate concessegli sino a quel momento. Perché aveva usato la bacchetta? La risposta era semplice, ma pronunciarla bruciava ancora. L'avrebbe fatto per diverso tempo. 'Per aiutare un amico.' Confessò, non mancando di esporre il lato egoista di quel gesto. Non si sarebbe di certo immolata per una donna qualsiasi che aveva deliberatamente scelto di fare l'eroina tra le fauci del drago - o qualunque cosa fosse successa in quel trambusto di cui aveva colto pochissimi dettagli. Aveva soddisfatto la richiesta di Kyril, perché sentiva fosse la cosa giusta. Peccato le conseguenze avessero sgualcito le trame della sua pelle. Peccato non avesse ricevuto delle scuse o anche solo la gratitudine che sentiva di meritare.
'O per meglio dire...' Sopraggiunsero nuovi dettagli, sussurrati al ragazzo dritto contro il suo viso attento. 'Ho salvato quella pazza che stava lì in gabbia col marito, perché me l'ha chiesto un amico.' A quel punto avrebbe potuto far intendere all'altro più di quanto le sue labbra avessero pronunciato. Scosse le spalle, lasciando scivolare questa e l'altra occhiata ai graffi ormai sul punto di svanire. 'Non avrei dovuto farlo. Non si dovrebbe mai interrompere o mandare a monte uno spettacolo del Circus Arcanus.' Non aggiunse altro, pregandolo a quel punto con lo sguardo tremante di non indagare oltre, di concederle una tregua, un momento di distrazione per mettere da parte quella storia. Sembrò quasi darle ascolto, anche solo per un attimo.
Tra il vago fumo che si sollevava dalla sua pelle ed il placido sfrigolare della stessa, le concesse più di quanto avrebbe mai immaginato. Un ritratto, figlio delle domande che aveva osato porgli. E mai come allora fu felice e grata di aver osato tanto. Si vedeva così come lui la descriveva, in ogni forma e colore che abbracciasse positività, qualcosa di bello da vedere, di bello da vivere. Sentirsi parte di se stessa non le venne mai così naturale. Era triste, un peccato immondo, riuscirci solo attraverso le parole altrui. Ma fu la prima volta che vide una ragazza oltre un impreciso mostro; e Midnight, in fondo, pareva indurla di continuo a sperimentare tante e tante cose nuove.
Si perse in quel mare di speranza. Si perse nei suoi occhi, vicini quanto l'alito dei suoi sussurri. Ed immaginò la normalità, quella che sapeva di giovinezza, di avventatezza, magari di un bacio. Le sarebbe bastato anche solo fissarlo e lasciare che di rimando lui fissasse lei, con quegli occhi riflettenti un dipinto di sé che gradiva infinitamente. Bruscamente però toccò ad entrambi tornare alla realtà.
'Oh, accidenti, è lui!' Sussultò, riprendendosi da quello stato di inconsapevole inebriamento. In un attimo quell'atmosfera soffusa si dissolse, lasciando il posto alla scompostezza della ragazzina che saltellava di qua e di là tra i pilastri del tendone. Midnight avrebbe colto altre sfumature di lei. Avrebbe assistito all'assenza di grazia che caratterizzava la piccola Goodwin tra le mura di quel porcile che chiamava casa.
'Diamine! Va bene, va bene, possiamo prenderlo!' Balzò giù dalla pila di panche, rinvigorita dalle cure per cui silenziosamente fu grata al ragazzo. Scattò senza remore verso la fonte d'avvistamento del piccoletto peloso, invitando l'altro a seguirla con vistosi gesti delle mani, il vestito svolazzante a perdersi in piroette assecondanti quell'impulsività sgraziata. 'Forse devi sacrificare un altro dei tuoi galeoni. Io al massimo ho un fermaglio arrugginito per metà.' Sollevò ancora le spalle, indicando distrattamente la vecchia forcina dispersa tra i fili spettinati dei suoi capelli.
Non ebbe remore a quel punto, superata la tenda che li separava dal loro piccolo amico, ad arrampicarsi su uno dei pali di sostenimento che reggeva la stessa. Con la maestria di un primate, si appostò lì sopra, pronta a balzare giù per stringere le dita ossute attorno alla buffa figura dello snaso. Avrebbe funzionato? Magari no. Provarci però sarebbe stato divertente. Farlo con Midnight, esilarante.
'Bene, ecco il piano. Tu lo attiri con qualcosa, ti vai a nascondere, aspettiamo... e quando passa da qui, bam! Lo catturo e gli svuoto le tasche... le pieghe... la ciccia... quello che è, insomma!' Annuì fiera, osservando dall'alto verso il basso un Midnight forse perplesso, forse sorpreso, forse noncurante. Era ancora presto per dirlo.'E' un piano infallibile, no?' Probabilmente no, non lo era per nulla.. -
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Le pieghe prese da quella conversazione rivoltarono la Goodwin come un ciottolo di mare trascinato via dalla corrente. Quel sali e scendi emotivo toccò vette tanto alte quanto gli opposti picchi cui sprofondarono per l'evidenza insita nelle sue parole. Finché l'attenzione fu riposta nello snaso e nella speranza - a quel punto probabilmente vana - di potersene prendere cura in prima persona, quella bolla atmosferica le infuse quiete e comprensione, tutto ciò di cui aveva bisogno. Quella meraviglia trovò ben presto però il modo di dissolversi nel nulla.
Quando fu la realtà di quella serata maledetta a farsi largo tra i loro impicci, ogni dettaglio parve trasformarsi con impulsività spaventosa. I tratti di Midnight si indurirono, lo fecero le sue parole, le risposte che il ragazzo rivolse senza remora all'altra, spiazzata dinanzi alla consapevolezza di essere ancora una volta il filo conduttore di una tragedia dipesa da lei. Si sentì sotto giudizio, perdendo in un attimo l'ottimismo che aveva timidamente porto al ragazzo. Si sentì il fulcro di una devastazione che non trovava appiglio che nel suo gesto. Maesi si rese conto che non era unicamente legato alla figura di Adolph quello sdegno. C'era molto di più.
Vite innocenti erano state stroncate. Benché non fosse una pratica inusuale alle abitudini del Circus Arcanus, non era mai dipeso da lei. In quella carneficina, non c'era nulla di riconducibile a Skrynder, tantomeno a Kyril. Aveva azzardato mosse inaspettate. Era stata preda di un'incoscienza disperata e le conseguenze pagate sulla propria pelle parevano essere solo il calcio d'inizio di una responsabilità maggiore. I rimproveri di Skrynder non le avevano fatto male quanto le parole di Midnight.
Fu difficile a quel punto proferire parola o anche solo incrociare ancora il suo sguardo. Vi avrebbe trovato lo specchio di un mostro riflesso. D'un tratto, persino quella superficie sembrava bruciare quanto i consueti vetri sporchi e malamente incorniciati che evitava ogni giorno come la peste.
Brancolò impacciata su quell'improvvisato avamposto. Sperò fino all'ultimo secondo di non cadere, perché le braccia di Midnight avrebbero bruciato ogni centimetro della sua pelle rimarginata, incendiato ogni anfratto della sua anima. La distrazione di quegli attimi non l'avrebbe aiutata, eppure la trappola messa a puntino dall'altro si rivelò talmente efficace che sbagliare quel tiro sarebbe stato impossibile, se non provandoci volutamente. Fu un pensiero che attraversò la mente della Goodwin solo per un secondo, quello di ritirarsi e porre bruscamente fine a quell'incontro, come a quelle ricerche. Pensò tuttavia che glielo dovesse, anche solo per aver accettato di venirle incontro nonostante l'astio appena accennato.
Non perse tempo a quel punto, osservato l'esserino dirigersi sin dentro la trappola a lui destinata, a venir giù dalla trave. Le mani ossute agguantarono il manto morbido del piccolo snaso, spaventato ed estremamente agitato per quell'inaspettato risvolto. Provò vagamente a calmarlo, a rivolgergli carezze e tocchi il più possibile pregni di delicatezza... e sembrò funzionare. Ci volle qualche attimo, ma quando la bestiola riconobbe finalmente l'assenza di pericolo, Maesi non indugiò ulteriormente. I suoi occhi non furono più in grado di sostenere lo sguardo del ragazzo, ma la voce tremante si fece avanti, richiamando a sua volta l'evento passato che le aveva fratturato la coscienza.
'Non ti ho chiesto io di venirmi a cercare.' Suggerì con decisione, picchiettando delicatamente con le dita sulla testolina dello snaso. Un diversivo per sfogare l'angoscia crescente prima che si trasformasse in un ennesimo disastro. 'Non credevo nemmeno avrebbe funzionato, ok? Io non ho neanche i poteri.' Una nuova rivelazione, che avrebbe tenuto per sé se solo l'esasperazione non avesse guidato i suoi intenti.
Si ritrovò col cuore diviso a metà, ammaccato dalla consapevolezza di essersi pericolosamente esposta, forse con la persona sbagliata. A quel punto, non era più in grado di definire la situazione, di definirsi. Si perse nei ghirigori di un marcato punto interrogativo, sospirando la propria delusione, prima di cercare una scappatoia che le impedisse di crollare.
'Senti lascia perdere, io...' Le parole le morirono in gola. A quel punto non sarebbe servito giustificarsi, trovare altre strade, difendersi o anche solo attaccare lui per indurlo ad andarsene. Con gli occhi inumiditi di una sofferenza, di una paura, che si premurò di non mostrargli, si tenne a distanza, allungando solo le mani verso Midnight per offrirgli la bestiola che reggevano. 'Forse non sono la persona adatta ad occuparsi di lui.' Attese che lo prendesse, risucchiando in sospiri profondi ed affranti la delusione provata. Ma era forse più delusa dal ragazzo o da se stessa? 'Dallo a Skrynder o a qualcuno di più responsabile, io non lo voglio.' Annunciò ancora, rimuginando sulle conseguenze di quegli eventi, sulle possibilità moleste che si inculcarono nella fragilità della sua mente.
Era venuto fin lì solo per recuperare lo snaso ed ottenere una confessione su quel disastro? Come aveva potuto, Maesi, lasciarsi illudere in così breve tempo? L'ingenuità aveva disegnato tratti nuovi di una morbidezza che, a quel punto, sapeva non le sarebbe mai appartenuta. Perché la ragazzina rimaneva un danno collaterale, che si trattasse di proteggersi o di soccorrere qualcun altro. Midnight, con le sue parole, ebbe il potere di riportarla simultaneamente a quel dipinto di caotica devastazione. A quell'imprescindibile realtà di cui non si sarebbe mai potuta liberare. Al male che scorreva nelle sue vene e che mai le avrebbe permesso di rivelarsi utile a chiunque ci avesse a che fare.. -
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Faticava ancora ad avanzare in quella bislacca conversazione. Avevano sfiorato vertici opposti, i più disparati tra le sensazioni ed azioni compiute da entrambi. C'era stata una nuvola di empatia e comprensione ad avvolgerli, prima che un vento di realtà e confessioni spazzasse via quell'idillio per lasciar spazio alla preoccupazione, alla delusione, rispettivamente provati dal ragazzo e dalla confusa ed ingenua Maesi.
Era quel genere di sconcerto figlio dell'incapacità di socializzare con gli altri. D'altro canto, perché Midnight avrebbe dovuto agitarsi al pensiero le succedesse qualcosa? Perché a chicchessia nel mondo sarebbe dovuto importare di lei, del suo benessere, della sua incolumità fisica e morale? Se il sangue del suo sangue aveva puntualmente fallito in quel compito, affidarsi ad uno sconosciuto non poteva definirsi la vivida chiave proiettatasi nella mente della ragazzina. Non una soluzione ovvia, neanche, in definitiva, un qualunque tipo di soluzione vagamente contemplabile.
Il silenzio s'impossessò di gran parte delle sue reazioni. Ogni parola suggerita dal ragazzo le risultò superflua, poco credibile. E si rendeva conto di essere lei il problema. Lo era sempre stata. Avvolta dalla diffidenza, impaurita dai cambiamenti di un mondo che l'ha sempre lasciata indietro. Temeva quotidianamente la solitudine, sebbene non facesse altro che sforzarsi per ricercarla, per imparare a starci bene.
Nessun legame, perché agguantarne uno ti lascia vuoto quando esso scivola via.
Non sarebbe stato diverso per Midnight, di cui cominciava a dubitare sull'interesse avanzato nei suoi confronti. Sarebbe venuto anche se lei non l'avesse voluta. Perché? L'incapacità di trovare risposta in se stessa, dispersa in lande d'insicurezza ed autostima inesistente, le stringeva lo stomaco in una morsa dolorosa. Si perse in quelle promesse volatili, nel polverone emotivo che le avrebbe solo fatto bruciare gli occhi e tolto il respiro. E non gli regalò altre risposte circa la sua natura strettamente legata al mondo magico, più di quanto la copertina impressa sulle sue azioni dimostrasse, né spiegò cosa la legasse a Skrynder così tanto da temerlo e sottostare ai suoi voleri, persino i più violenti.
'Ma è stato un incidente.' Ribadì appena più decisa, non per giustificarsi ma per convincerlo del proprio pentimento, dell'ingenuità da cui si era lasciata vincere, senza alcun intento malvagio. Sembrava quasi un incubo che risaliva a galla. E ci tenne a precisare, occhi fissi nei suoi, che ciò che era scaturito dall'iniziale volontà impressa nelle sue dita, si era trasformato in esiti inimmaginabili. Era qualcosa che non avrebbe compiuto, neanche per salvare il più caro degli amici. Figurarsi una stregaccia qualsiasi.
Scoccò in risposta alle sue preoccupazioni un'occhiata sincera, lucida ed incrinata nel carico di dolore che la sua voce trasportava con estrema limpidezza. 'Io non... non mi fido di nessuno.' Non di Kyril. Non di Skrynder. Soprattutto non di se stessa. E Midnight rimaneva un'incognita, una bugia che si raccontava ogni giorno vestendolo di un'indifferenza che l'animo contraddiceva ferocemente. Il volto dell'altra lasciava trasparire appena quella frattura tra ragione ed affetto. Testa e cuore combattevano iracondi nel centro del suo petto. Un cliché sin troppo comune al genere umano, come unico ponte che la facesse sentire realmente tale.
Sospirò di nuovo con flebile decisione nel sentirlo parlare ancora di Kyril, mentre riprendeva tra le mani la bestiola obbligatoriamente portale dal ragazzo. 'Non ce ne sarà bisogno. Sarò io a farci i conti quando avrà il coraggio di farsi rivedere.' L'avrebbe fatto. Ma sarebbe stata lei a cercare in primis un confronto? Probabilmente no. La paura di degenerare di nuovo nell'incontrollato mostro che prende vita dalla sua sofferenza le lacera sicurezza ed umanità. Avrebbe odiato esserne di nuovo preda, sebbene presto o tardi sarebbe successo di nuovo.
Si fece quindi indietro, chiudendosi nelle spalle strette e nell'arco curvo dell'espressione rabbuiatasi. 'Credo di avere bisogno di riposare adesso.' Confessò stanca, immobile, attendendo fosse lui ad andarsene, perché lei non l'avrebbe fatto. Non ci sarebbe riuscita.
'Mi dispiace.' Fu l'ultimo sussurro che accompagnò i suoi occhi lucidi. Dispiacere per l'accaduto, per le risposte incerte, per la mancanza di fiducia. Dispiacere per ciò che era davvero e che mai avrebbe voluto Midnight comprendesse.. -
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