ombres dansantes - Attacco al ministero francese

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    Erano stati molteplici gli attacchi agli alleati durante gli ultimi mesi. Incontrarsi per discutere delle sorti del mondo magico e delle misure da attuare per limitare la crescita di Grindelwald, era diventato mano a mano più complicato. Così, i maghi membri della confederazione internazionale, avevano scelto modi sempre più originali, e ovviamente segretissimi, per rivedersi.
    Quella volta fu affidato ad un evento immancabile all’interno del Ministère des Affaires Magiques de la France il loro segretissimo incontro. L’evento tenuto tra le eleganti mura del ministero magico, si teneva ogni anno ed in particolare quello. La festa serale che avrebbe riunito più maghi da ogni parte del mondo, prevedeva una raccolta di beneficenza rivolta a tutti coloro che in quella guerra avevano perso tutto. Un modo, per i più facoltosi, di mostrare la loro volontà e il loro schieramento in quella guerra. Così, mentre i maghi ignari avrebbero festeggiato tra flutè e pasticcini, i maghi realmente impegnati in quella guerra avrebbero potuto discutere delle nuove mosse dei nemici. Lo avrebbero fatto almeno se tutto ad un tratto il suono di una assordante sirena, non avesse preso a risuonare tra le pareti di quel luogo. Gli auror francesi corsero qua e là mentre le uscite del ministero venivano sigillate.
    Nel caos che si levò, fu chiaro un messaggio: tra di loro c’erano degli impostori e qualcosa era stato rubato al terzo livello nella sala degli Archivi Ancestrali, il luogo in cui erano conservati libri antichi contenente i nomi di ogni famiglia magica. L’archivista a guardia della sala, era stato assassinato e tra i corridoi fasci di luce illuminano il buio venutosi a creare d’improvviso.



    Benvenuti alla nuova role di storyline del WWG.
    Chi può partecipare? Chiunque ne abbia le possibilità: dipendenti scolastici, circensi, dipendenti ministeriali, persino gli studenti se ovviamente accompagnati da genitori (png anche).
    Chi è importante partecipi? Auror delle nazioni appartenenti alla confederazione, auror di altri paesi, seguaci di Grindelwald.
    Cosa c'è da sapere? Nessuno sa di preciso chi siano i seguaci, o cosa abbiano rubato. La luce è venuta a mancare in tutto l'edificio per rendere più difficoltosa la fuga agli infiltrati e le uscite sono state sigillate.
    Cosa posso fare? Questo sta alla vostra fantasia. Come si comporterebbe il vostro personaggio, nel ruolo specifico che ha, se si trovasse in una situazione simile? Si raccomanda di non strafare e di restare nei limiti del giocabile senza eccedere in powerplay o metaplay. Sarà il post dello Snaso a dare ulteriori indicazioni. Si ricorda, in caso di incantesimi d'attacco verso altri utenti giocanti, di far ricorso al lancio dadi nella sezione rule book.
    Quanto tempo c'è per postare? Il prossimo post sarà postato il giorno 7 maggio così da dare a tutti il tempo di partecipare.
    Buon divertimento!
     
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    Aveva giurato a se stessa che non sarebbe tornata.
    Che non avrebbe più messo piede sulla terra che le aveva portato via tutto.
    Che non avrebbe ceduto alla tentazione di vedere cosa stesse davvero succedendo in Europa.
    Che l’oceano avrebbe continuato a proteggerla da coloro che avevano cercato di sventrare la sua famiglia. E che ci erano riusciti.
    Ma quando il Generale Cervantes Murillo le aveva chiesto espressamente di unirsi a lui in quel viaggio, Freya non aveva potuto contraddirlo.
    Era riuscito persino a trovarle un accompagnatore. Uno che, quantomeno, non fosse terrorizzato da Freya per la sua attività come assistente procuratrice. Uno al quale il suo sguardo gelido e l’espressione impenetrabile non sembrassero troppo rigidi. Un bamboccio che le servisse per quella farsa, in sostanza.
    Si trattava di un Auror originario di Washington, un americano con i capelli castani e il corpo da orso. La Schmid aveva dovuto ingoiare tutti gli improperi che le erano saliti alle labbra, quando lo aveva visto la prima volta. Perché non poteva andare da sola a quel ricevimento? Perché aveva necessariamente bisogno di un accompagnatore? Non era indispensabile, per lei, avere un animale da compagnia, qualcuno con cui scambiare convenevoli e sorrisi sterili. Anzi, avrebbe potuto fare meglio il suo lavoro senza una palla al piede che la seguisse in ogni anfratto.

    Si era rintanata in un corridoio laterale. In qualche modo, era riuscita a liberarsi della presa assillante dell’Auror Spencer e dei suoi ragionamenti banali, e a ritagliarsi un momento per respirare. Da sola.
    Non ne aveva ancora avuto modo da quando era tornata in Europa.
    Poggiò la testa contro il muro alle sue spalle, e lentamente avvertì il suo corpo distendersi.
    Nonostante tutto stava facendo un buon lavoro, incantando gli ospiti che si intrattenevano con lei con la sua diplomatica parlantina.
    Il vestito che aveva scelto per lei il Generale era di un elegante grigio perla, e le cadeva morbido lungo il corpo, valorizzandone le forme lievi e la struttura longilinea.
    Anche se era comodo, Freya si sentiva comunque in trappola.
    Passò una mano a controllare che i capelli fossero sempre adeguatamente raccolti in una leggera coda e questo semplice movimento provocò un tintinnare di bracciali al polso.
    Ma quel suono venne coperto da uno ben più angosciante. Una sirena d’allarme, inconfondibile nella sua penetrante urgenza, si dipanò nel grande salone della cerimonia e nei corridoi ad esso adiacenti.
    Freya si discostò dal muro con uno scatto, tornò di corsa dove era stato servito il banchetto e vide una schiera di Auror francesi, riconoscibili dalla divisa, lanciarsi verso il luogo dal quale proveniva quell’allarme.
    Non esitò. Estrasse la bacchetta e sollevò con entrambe le mani la gonna del vestito, per cercare di raggiungerli, superando controcorrente il fiume di dignitari terrorizzati che scappavano nella direzione opposta.
    Non c’era tempo di pensare, doveva capire cosa stesse succedendo, e Freya non aveva intenzione di farsi vincere dalla paura. Non di nuovo. Era già fuggita troppe volte in vita sua. Se c’era anche solo una remota possibilità che fossero loro ad aver causato il panico, che si trattasse dei suoi aguzzini, Freya non avrebbe perso l’occasione di affrontarli.
    Si fece largo, sgomitando e destreggiandosi per evitare coloro che cercavano riparo.
    Colse con gli occhi la delegazione americana, e si lancio verso di loro.
    Ma un’altra ondata di persone la costrinse a spostarsi in un corridoio.
    Il suo sguardo venne colto da ombre indistinte che si allontanavano e avvertì il rumore di passi concitati rimbombare lungo le pareti, come se qualcuno stesse scappando. Freya non era certa di ciò che stesse facendo, ma non poteva certo permettere a chiunque si trovasse davanti a lei di andarsene senza pagare per ciò che era successo.
    Pur non sapendo bene cosa dovesse fare, Freya sapeva che doveva seguirli e le sue gambe si mossero per lei.
    Con la bacchetta sguainata e stretta nel pugno, la giovane tedesca si addentrò nel corridoio, sperando di impedire, a chiunque la precedesse, di portarsi in salvo.
     
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    Edward Lionel Hais

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    real power comes to those who
    will do anything to achieve it
    La grande serata di Gala era finalmente arrivata. Un evento esclusivo a cui potevano partecipare solo le famiglie più in vista, che avevano un reale peso per la società magica e che partecipando potevano mostrare il loro appoggio verso tutte quelle persone che erano state colpite dalla furia di Grindelwald. Il ricavato sarebbe stato difatti donato in beneficienza a tutte quelle associazioni che si preoccupavano di rimettere insieme i pezzi, laddove la distruzione era giunta portando via tutto o quasi. All’evento non avevano mancato di mostrarsi i coniugi Vermilion ed il giovane Ashford, con i quali aveva avuto modo di scambiare qualche parola ad inizio serata. Aveva persino adocchiato qualche studente e studentessa di Hogwarts, per non parlare delle giovani promesse di Beauxbatons. Insomma, c’era sicuramente un bel gruppo di persone proveniente da ogni angolo del pianeta, tra cui i Cervantes, che non mancò di adocchiare ed avvicinare con un mesto sorriso. « Aurors Cervantes-Murillo, è un piacere vedervi. » Commentò con tranquillità verso Artemio, soffermandosi poi sulla figlia. « Lei deve essere Pilar, mi sembra si sia ripresa bene dall’attacco ad Hogsmeade. » Fece, squadrandola con attenzione e con tranquillità. « Mi fa piacere, ho saputo che lei e mia figlia ve la siete vista brutta, anche a causa delle minacce di suo fratello, Josè, verso mia figlia. » Portò una mano a sistemare la giacca, cercando di tanto in tanto la moglie Iris con lo sguardo, intenta a parlare con i membri di qualche famiglia invitata. Per l’occasione, il Ministro aveva indossato uno dei suoi tanti completi, composto da toni che tiravano sul blu scuro a cui era stata abbinata una camicia azzurra. Come accessori la fede nuziale, l’anello di famiglia e gli immancabili gemelli che erano stati incanti per essere anche una passaporta. La bacchetta era ovviamente riposta nell’apposito fodero.
    Il tempo per parlare non fu comunque molto. Le sirene d’allarme iniziarono a suonare, allarmando il Ministro che si era ritrovato a stringere le labbra. Qualcuno dei presenti doveva aver fatto la spia.
    « Chiudete tutto. » Soffiò mentre le uscite venivano sigillate e l’ambiente si faceva completamente buio. « Talpe, eh? » Fece con semplicità, poco sorpreso. Grindelwald era ovunque, ormai. Mosse la bacchetta, indicando con la punta i propri occhi.
    Visibila Noctambulus.
    L’incanto non verbale gli permise di tornare a vedere senza difficoltà. Adocchiò velocemente Edmund e tentò di creare contatto visivo per rifilargli un messaggio tramite Legilimanzia, che solo lui avrebbe sentito.
    « L’importante è tenere al sicuro i civili, soprattutto gli studenti ancora inesperti. Il giovane Ashford è intelligente, saprà pensare a qualcosa. Fa attenzione ai traditori. » Gli riferì mentalmente, passando successivamente lo sguardo su Iris, impegnata a tentar di far tenere la calma ai presenti. I fasci di luce dovevano essere incantesimi volanti, intanto, illuminavano il buio creatosi.




    © code by high voltage




    Ho interagito con Edmund ed i Cervantes (Pilar ed il padre);
    Nominate le famiglie di Midnight e di Arcadius, ho dato qualche chiacchiera da bg :D
    Nominata anche Irina ed eventuali studenti di Hogwarts/altre scuole.
     
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    Si era affidato alle direttive che Grindelwald aveva dato loro. Avrebbe come al solito fatto del suo meglio nel suo ruolo, per mostrare di essere il migliore e soprattutto per portare a casa un ottimo risultato. Nonostante le dispute interne infatti, avere successo era più importante di tutto il resto. Il fallimento di uno, era il fallimento di tutti, e quello non potevano concederselo. Non in un momento così delicato della loro guerra.
    Indossati gli abiti adatti con cui sarebbe stato facile omologarsi - quelli di un auror inglese - e bevuta la pozione polisucco per nascondere il proprio volto, aveva raggiunto uno dei suoi compagni, quello che più di tutti adorava punzecchiare. Darsi filo da torcere era un passatempo reciproco, ma Ymir provava una piacevole sensazione nell’angosciare il Cervantes. Non riusciva a capire ed accettare infatti la sua presenza tra di loro e soprattutto non accettava la velocità con cui aveva scavalcato il ruolo di soldato semplice per arrivare nella cerchia ristretta di fedeli di cui Ymir faceva parte per diritto. - Fai in modo di non rovinarci i piani, tripode. O sai come andrà a finire. - Pungolò la sua calma con una frase atta a minare la sua sicurezza. Non c’era bisogno di spiegargli a cosa alludesse. Il Cervantes sarebbe stato sicuramente pronto a capire. Non potevano permettersi errori. Nessuno degli attori in scena.


    Aveva atteso omologandosi tra la folla. Quando l’allarme risuonò e l’atrio del ministero in cui erano si fece buio, capì essere arrivato il suo momento. Si mosse con gli altri auror, fingendosi pronto ad aiutare. Nel caos venutosi a creare, tra le urla di civili spaventati ed il movimento concitato degli addetti ai lavori, non fu difficile lanciare un incantesimo verso alcune delle scale che conducevano ai vari piani. - Glisseo. - Aveva pronunciato per far sparire gli scalini e rendere le scalinate degli scivoli. Limitare i movimenti e rallentare gli aiuti, era questo il suo obiettivo. Sarebbe stato troppo facile tuttavia limitarsi a questo. Avvolto dal buio in cui era e dalla folla impazzita, pronunciò un secondo incantesimo, stavolta in direzione di un grosso lampadario nel tentativo di farlo crollare. - Deprimo. - Corse via poi, dirigendosi in uno dei corridoi, spingendo chiunque si trovasse sul suo cammino.




    Polisuccato in un auror inglese e confuso tra la gente nell'atrio del ministero. Approfittando del buio e della folla, ha direzionato un Glisseo contro alcune scalinate ed un deprimo conro un lampadario per falo crollare sulla folla. Poi è corso via verso i corridoi, spingendo contro il muro chiunque si trovi sul suo cammino.
     
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    Evangeline Rose Hais

    - The Flower -

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    Evangeline navigava in acque conosciute, era a casa, in Francia. Zia Eden le aveva preparato per l'evento un lungo abito a tubino, color argento, che le scivolava addosso elegantemente ed inseguiva le forme con compassata malizia, senza mai arrivare a destare scalpore. All'abito aveva abbinato un paio di luminosi occhini, incantati con una passaporta per un luogo sicuro, ed alla mano destra portava un unico anello, con l'effige di famiglia. Con sé aveva la bacchetta, celata in una tasca incantata per risultare completamente invisibile e tra le mani, teneva, una singola rosa rossa che un giovane auror le aveva regalato. La Hais si stava godendo la serata, fingendo di ignorare lo sguardo attento di suo padre, che periodicamente la cercava. Aveva incontrato alcuni ex compagni di Beauxbaton con cui si era felicemente intrattenuta, salvo poi sfuggire alle domande troppo personali facendosi aiutare dal Signor Ashford, inquisitore del Wisengamoth e conoscente di suo padre Edmund. In sua compagnia, Evangeline aveva scambiato qualche parola cortese, fermandosi anche a salutare i Vermilion e Maximilian Degenhardt, fratello di Regina, con il quale aveva preferito restare il meno possibile. Aveva visto Regina abbandonata in mezzo ad un gruppetto di scapoli impenitenti poco prima, ed il fatto che lui fosse lì, completamente disinteressato alla cosa, risultava ad Evangeline assolutamente inaccettabile. Fu allora che, alle sue spalle, colse una voce femminile chiamare < Schmidt!> La Grifondoro si girò trovandosi, inaspettatamente, davanti all'atletica figura di Gwain. Era decisamente coinvolto da una fitta conversazione con una bella ragazza. Evangeline salutò e ringraziò il signor Ashford congedandosi da lui e Maximilian con la dovuta gentilezza.
    Nel flusso pressoché continuo di gente sperò di essere passata inosservata al portiere di Serpeverde e gli girò intorno. Provò a raggiungerlo furbescamente alle spalle per toccargli una spalla, con un piccolo contatto cortese < Hei Gwain, du hast deine Lisa gefunden? > ( Hei Gwain, hai trovato la tua Lisa?) Il sorriso smagliante ed il tono divertito avrebbero dovuto aiutare un pochino a compensare una dizione non esattamente corretta. Lanciò una breve un'occhiata di fintissime scuse alla fanciulla colta a metà della conversazione e sollevò gli occhi blu verso il compagno di scuola < Normalmente mi perderei nei complimenti, quel vestito ti sta davvero bene ed io sono pessima ad interromperti ma… > Il dubbio breve mentre si voltava di fianco, per aprire la visuale si Gwain in direzione della sala, indicando con un cenno della rosa il punto in cui guardare < Regina Degenhardt è assediata e suo fratello la ignora. > L'espressione dubbiosa volse dalla giovane Corvonero annoiata a morte a Schmidt < Se la raggiungo da sola sarò costretta a dire ad ognuno di quei ragazzi cosa penso davvero di loro. Piangerebbero quindi..> increspò la fronte < Mi dai una mano? > Regina poteva essere a una di decina di passi, tra loro andava e veniva una manciata di persone.

    Fu allora che la luce si spense d'improvviso. Evangeline rimase sul posto, la fronte corrucciata nei brevi istanti in cui la folla non aveva ancora dato di matto. Le venne naturale mettere mano alla bacchetta. Il messaggio sull'accaduto era chiaro ma mandò in agitazione la gente. Intorno a lei, le persone, cominciarono a spostarsi in maniera confusionaria, si sentì spintonare di fianco, qualcun altro le urtò una spalla facendola caracollare avanti di un paio di passi < Merlin misérable! > ( Merlino maledetto) Imprecò. La sua rosa finì a terra calpestata dai tacchi di diversi piedi. Lei alzò la bacchetta puntando il volto per castare < Visibula noctbulus.> La visuale si schiarì rapidamente < Recuperiamo Regina prima di perderla tra la gente! > La folla fece largo in sala per far passare gli auror, ed un attimo, dopo un fascio di luce attraversò il locale colpendo il soffitto. Ci fu rumore di vetro infranto. Evi non vide il lampadario cadere, la sua attenzione era finita sulle scale che mutavano forma allineandosi in uno scivolo. Si drizzò sui sui tacchi, il tono serio < Davvero? Tentano di rallentare l'uscita dalla sala. > Strinse le labbra, poi qualcuno la spintonò ed in un momento si ritrovò sola tra la gente.






    code by Irina~

    PRIMA dell'attacco, parla con Ashford ed interagisce con i png di Vermilion e Degenhardt
    DURANTE E DOPO Interazione indiretta con Regina e Gwain
    AZIONI IMPORTANTI: schiarisce la vista con il Visibula


    Edited by Ligthstar - 2/5/2023, 11:37
     
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    Edmund
    Hais


    39 mago purosangue capo ufficio coop.mag.Internazionale
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    Edmund aveva scelto un elegante completo nero per il gala di beneficenza e vi aveva abbinato una cravatta con de sottili profili argentati che si abbinassero al vestito di Evangeline. Non aveva molto altro con sé: solo il catalizzatore nel fodero della giacca, l'anello di famiglia alla mano destra ed i gemelli incantati con la passaporta per la casa sicura. Non portava più la fede nuziale, ma in un anno di vedovanza il segno della sua lunga presenza era ancora sull'anulare, anche se lui non lo guardava, e nessuno osava parlare della delicata questione. Alla festa si era dedicato a salutare ed intrattenere molti, caldeggiando con sagacia la causa prima della serata, la raccolta di fondi necessaria a sostenere coloro che Grindewald abbatteva. Nel frattempo manteneva uno sguardo di controllo su Evangeline. Sua figlia era diventata una giovane ed avvenente donna e quello era un connubio da non sottovalutare mai, soprattutto ad una festa piena di gente. Durante l'evento i suoi passi lo portarono ad affiancare Arcadius Ashford, gli fece portare un bicchiere quando si accorse che il suo era vuoto < Sembra vada bene la serata. > Indicò la folla con il calice che aveva tra le dita e sorrise soddisfatto < La raccolta fondi sarà generosa.> Studiava con attenzione la sala dedicando sempre un cenno di rispettoso saluto a coloro di cui incrociava lo sguardo. C'era molta gente, la causa contro Grindewald attirava i suoi avversari politici ed ideologici. Ma la folla sapeva essere stancante, per quello non si stupì nel veder scappare dalla sala una giovane donna dall'abito color perla. Non sarebbe stata nemmeno l'unica a cercare un attimo di respiro tra i corridoi, prima della fine dell'evento. Spesso, coloro che non erano abituati ad una serata simile, cercavano un momento di evasione. La sua attenzione tornò alla sala, vide suo fratello Edward che si avvicinava a Cervantes, il comandante del Macusa. Sapeva che dovevano parlare. Edmund si rivolse ad Arcadius < Conosce il generale Cervantes - Murillo? È un uomo dal carattere deciso. > Non ebbe maniera di proseguire quel discorso con lui. La luce di spense.

    La notizia del furto divenne subito chiara. Edmund estrasse il catalizzatore e si schiarì la vista < Visibula Noctbulus.> Intorno a lui ed Ashford si era creato un piccolo vuoto, la presenza di Edward che dava ordini ed il passaggio degli auror che correvano gli regalò un attimo di fortuna. Con lo sguardo nuovamente limpido si rivolse a suo fratello e ne udì immediatamente i pensieri. Si accigliò severo. Non fu difficile concentrarsi abbastanza da mandargli a sua volta una risposta con la legilimanzia, in fondo quell'abilità, era uno dei segreti politici e pratici della famiglia < Va bene. Resta a portata Ed. Fa attenzione anche tu.> Si girò verso il giovane inquisitore al suo fianco < Ashford, bisogna mettere al sicuro i ragazzi, ci sono studenti da tutta Europa sta sera. Pensa di poterli radunare da qualche parte? Molti si conoscono tra loro, li aiuterà a mantenere la calma. > Tentò di mettergli una mano su una spalla, un gesto informale e fiducioso. Poi, due improvvisi fasci di luce attraversarono la sala dall'interno. Edmund vide le scale più vicine a lui colpite da un incantesimo. La forma rendeva gli scalini un insidioso scivolo. Puntò la bacchetta e con un gesto secco nominò < Finite!> liberandola così che gli auror proseguissero la loro corsa almeno da quel latoi. Tra tutti coloro che sfilavano verso la scala, Edmund, fermò brutalmente uno degli auror francesi che gli passavano davanti. Lo inchiodò con un'occhiata ferrea < Mi riconosci ragazzo? > Non attese davvero una risposta, in fondo era il fratello minore del ministro della magia. Erano poche le persone in sala che potessero non sapere chi fosse < Ascoltami: nei corridoi laterali ci sono degli ospiti. Bisogna metterli al sicuro. >

    © code by high voltage



    Intrattiene gli ospiti.
    Interazione diretta con Ashford ed Edward. Chiede ad Ashfort di radunare gli studenti e tenerli al sicuro. Chiede ad un auror (PNG) di organizzare un controllo sui corridoi esterni alla sala.
    Casta un finitus sulle scale incantate.


    Edited by EdmundHais - 2/5/2023, 17:48
     
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    Regina | Degenhardt | Ravenclaw | 16 y.o. | pureblood

    Quella organizzata dal Ministro Hais era una elegantissima festa di beneficenza, cui solo le famiglie di spicco provenienti da ogni parte del mondo avevano avuto modo di partecipare. I Degenhardt erano naturalmente stati chiamati a rapporto ed il nonno, Franz, era riuscito ad ottenere il permesso per far uscire i due nipoti da Hogwarts e farli partecipare all‘evento. Maximilian, il fratello di Regina, aveva dunque avuto l‘arduo compito di farle da accompagnatore mentre il nonno si era perso a chiacchierare con alcune delle persone più anziane presenti. Nonostante ciò, i due fratelli non erano stati assieme troppo a lungo. Regina aveva notato l‘impercettibile tensione da parte di Maxi, che sentiva a sua volta scorrere sotto la pelle.
    Era il primo evento a cui partecipavano da quando entrambi i loro genitori erano finiti in coma. Era una situazione strana, in effetti, una di quelle che nemmeno Regina sapeva realmente come prendere. Si sentiva divisa a metà dal sollievo e da qualche emozione negativa che non aveva saputo realmente identificare. Aveva dunque cercato di spingere Maximilian tra le braccia di Evangeline, sperando facesse colpo, ma la Grifondoro si era fatta intrattenere poco e Maxi aveva ben presto trovato un‘altra preda con cui distrarsi. Una mangialumache a caso di Beauxbatons. Aveva storto leggermente le labbra, notando vi fosse anche un certo Portiere di Serpeverde ad essere in condizioni simili. Sospirò, preferendo rimanere in disparte. Non avrebbe comunque potuto competere. Le ragazze francesi avevano una bellezza ed una delicatezza che Regina non sentiva di avere. Avvolta nel suo lungo e semplice abito nero, che ne metteva in risalto il minuto fisico a clessidra, la Degenhardt faceva inconsapevolmente la sua figura. I capelli scuri e dai riflessi ramati erano stati raccolti in un‘acconciatura elaborata, sostenuta in parte da due bacchette incrociate tra loro che fungevano da accessorio, nonostante una delle due fosse la sua bacchetta magica, e solo due ciocche ondulate andavano a contornarlo amabilmente il viso dai tratti delicati. In disparte dov‘era, si era ritrovata ben presto accerchiata da un numero indefinito di ragazzi francesi. Li aveva osservati con una vaga punta di disagio, guardandosi attorno sperando di fare contatto visivo con qualcuno e riuscire ad inventarsi una scusa con cui allontanarsi da li. Notò nuovamente Evangeline, stavolta intenta a parlare con Gwain, e le risolve uno sguardo terribilmente annoiato. Non si mosse tuttavia, qualche attimo e spostò lo sguardo su Maxi.
    < Un deficiente. > Commentò con tranquillità sul fratello maggiore, andando successivamente a guardare i ragazzi francesi che avevano ignorato il suo sbotto. Regina sapeva cosa stavano cercando di fare: consolarla per via di quanto successo alla sua famiglia, sperando di guadagnare chissà quale sorta di favore. Se la situazione fosse stata diversa, probabilmente si sarebbero persi dietro la gonna di qualche francesina. Sospirò per l‘ennesima volta.
    Poi qualcosa successe: la sirena d‘allarme iniziò a suonare, le porte venivano sigillate e l‘ambiente iniziò a farsi rapidamente buio. Presto si scatenò il panico, i ragazzi che prima l’avevano accerchiata avevano iniziato a spintonare per tentare di scappare. Dove, poi, lo sapevano solo loro. Si accigliò, cercando di farsi strada tra quel branco di imbecilli. Odiava il contatto fisico con le persone. Stavano superando soglie che avrebbe preferito rimanessero intaccate. Fu poco dopo che si sentì afferrata e tirata. Libera da quei ragazzi, sollevò il capo per tentare di capire chi fosse giunto.
    < G… Gwain? > Ne intravise i tratti del volto quando vennero illuminati per qualche attimo dalla luce di un incantesimo. < Dobbiamo trovare Evangeline. > Gli disse, riacquistando ben presto la calma. Il nonno era un ex duellante esperto, se la sarebbe cavata, Maximilian invece apparve alle sue spalle dopo aver smollato la ragazza di Beauxbatons.
    Un fascio di luce illuminò brevemente la zona del soffitto, la luce dell’incantesimo rifletté contro il lampadario di vetro, rendendolo ben visibile anche a Regina, seppur per poco. La mano si mosse svelta per afferrare la bacchetta e puntarla con un gesto veloce verso il lampadario che altrimenti sarebbe caduto sulla folla.
    < Evanesco. >
    L’intenzione era quella di farlo sparire prima che qualcuno rimanesse ferito. Sollevò lo sguardo sui due ragazzi.
    < Evangeline. > Ricordò, stringendo con la mano libera il tessuto delle vesti di Gwain. < Lei ha la precedenza su ogni cosa. > Chiarì mentre i pensieri scorrevano veloci nella sua mente. Maximilian se ne uscí con un < É li. > E rapida si mosse con lui per raggiungere la Grifondoro, mantenendo tuttavia la presa sui vestiti dello Schmidt.


    If winter is cold, magic is warm

    © code by high voltage




    PNG presenti: Regina si é presentata alla festa con il nonno (Franz - png) e con Maximilian, detto "Maxi", suo fratello maggiore (VII anno, Serpeverde - png);
    Interazioni: Gwain ed Evangeline;
    Incanti utilizzati: Evanesco sul lampadario colpito da Ymir, in modo che svanisca prima di cadere sulla folla.
     
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    Mentirei se dicessi di esser lieto di partecipare a certi eventi. Alcuni di questi, più di altri, mi parevano essere un puerile escamotage per consentire a certe famiglie magiche di dimostrare quanto potesse contare la propria influenza rispetto alle altre. Un patetico braccio di ferro che nulla aveva a che vedere con la solidarietà e la collaborazione. Si trattava solo di prestigio. Presunto o vero, non sortiva differenza. Certo ero ben consapevole delle occasioni diplomatiche che offrivano eventi del genere, ed in particolare questo, ma restavo convinto che si potesse agire meglio senza tutti questi inutili fronzoli tipici delle società europee.
    La mia presenza, tutta via, era d'obbligo. Ero qui in veste di accompagnatore ed uomo di massima fiducia della Presidentessa Addams, nonché sua personale scorta, motivo per il quale non avevo rinunciato ad indossa l'alta uniforme. Con me avevo voluto mia figlia ed avevo insistito affinché partecipasse anche la nostra nuova procuratrice: Freya Schmid, -rivolsi uno sguardo rapido alla sala, per individuarne l'elegante figura- opportunamente accompagnata.
    "Mi hija, recuerda por qué estamos aquí..." sussurrai a Pilar avanzando placidamente per la sala affollata, mentre sorridevo e facevo un cordiale cenno al viceministro Svedese. Non la guardai, ma vidi chiaramente i suoi occhi roteare, indispettita dalla mia raccomandazione. Fu allora che la guardai, aspettandomi un cenno inequivocabile di aver capito. « Aurors Cervantes-Murillo, è un piacere vedervi. » Distolsi lo sguardo da lei sentendo la voce dall'inequivocabile accento del Ministro della Magia francese. Ricambiai il sorriso con la stoicità che in quell'ambiente avevo presto dovuto imparare ad indossare, augurandomi che mia figlia ne seguisse l'esempio. "Ministro Haìs, il piacere è nostro." L'attenzione dell'uomo si spostò troppo in fretta su Pilar e la sua cortesia parve non più così disinteressata. « Lei deve essere Pilar, mi sembra si sia ripresa bene dall’attacco ad Hogsmeade. » "La Auror Cervantes Murillo è di buona tempra, fortunatamente." Risposi sorridendo in quel gioco di scambi di affilata cortesia. « Mi fa piacere, ho saputo che lei e mia figlia ve la siete vista brutta, anche a causa delle minacce di suo fratello, Josè, verso mia figlia. » I miei sospetti si tramutarono in una realtà che non feci fatica a riconoscere. Ma il mio sguardo e la mia espressione non tradirono la delusione che provai. Con Pilar avrei fatto i conti più tardi. Con la coda dell'occhio vidi l'espressione di mia figlia e ne intuii le intenzioni, così intervenni nella conversazione i cui falsi toni, stavano prendendo una piega che non mi piaceva affatto. Sorrisi al ministro, "Beh, una mossa incauta sicuramente per la figlia del ministro della magia francese andarsene a zonzo da sola in questi tempi bui." Considerai pacatamente, "Per fortuna la Auror Cervantes Murillo era sul posto e le ha prontamente prestato soccorso." Aggiunsi, perché di fatto -nonostante la presenza omessa di Josè- era quanto accaduto. Non un capelli era stato torto alla delfina di Francia e sicuramente la presenza di un Auror delle capacità di Pilar aveva giocato un ruolo fondamentale a tale risvolto. "Per ciò che riguarda Josè, credo sia scortese da parte sua sottolineare il nostro legame." Continuai ed il mio sguardo si fece serio e decisamente meno morbido, "La storia del suo tradimento è nota, da anni è un uomo di Grindelwald e credo che la mia famiglia non meriti di esser tenuta ancora sulla pubblica piazza per questo, dopo ciò che ha passato." Feci appena in tempo a concludere che le luci si spensero ed il suono assordante di una sirena invase prepotentemente la sala. Pericolo. C'era da aspettarselo. Avevo posto le mie perplessità alla presidentessa Addams prima di intraprendere quel viaggio. I ministeri europei erano corrotti e i loro sistemi di protezione labili contro il potere di Grindelwald. Mettersi alla mercè di un suo attacco era stato oltremodo ingenuo. Non tentenno oltre tuttavia. Dopo aver disposto un visibula noctambulus per poter vedere al buio, mi concessi uno sguardo veloce alla sala. Il via vai della gente in panico, non mi lasciò scappare un lampo di luce diretto verso il lampadario. Mi unì all'incanto lanciato da qualcun altro prima di me per rafforzarne la potenza, castando anche io un evanesco, per far sparir il lampadario in caduta sulle nostre teste. Alcuni dei diamanti dello stesso, si frantumarono, lasciando piovere sulle teste dei presenti come una pioggia di brillantini.
    "Pilar ¡Ve por ella! Rapida!" Ordinai prontamente a mia figlia di raggiungere Freya, allontanatasi verso uno dei corridoi lì accanto. Non avrei concesso che qualcuno facesse lei del male. In quel contesto potevamo essere tutti potenziali bersagli. "Voi aiutate i civili a mettersi in salvo." Mi rivolsi ad una parte dei miei sottoposti. Mi rivolsi poi ad un secondo gruppo di auror americani accorsi da lui. "Voi date la vostra disposizione alla collaborazione agli auror degli altri paesi." La celerità d'azione era essenziale in momenti come quelli. Io mi sarei occupato di proteggere la presidentessa Addams affinchè non le accadesse nulla. "Iago, conmigo para proteger el presidente"




    Interagito con mia figlia e il ministro francese. Quando la stanza si fa buia ho indirizzato un incanto contro di me per poter vedere al buio e aiutato l'incantesimo della studentessa di corvonero per rafforzarne la potenza e far sparire il lampadario. Ho ordinato agli auror americani di aiutare i civili e ad altri di aiutare gli auror degli altri paesi. Sto proteggendo la presidentessa americana Addams.
     
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    I viaggi intercontinentali sono ormai all’ordine del giorno per gli impieghi datomi dal Generale Cervantes per la confederazione internazionale dei maghi. Non direi di esserci abituato ma il tenermi impegnato mi aiuta ad occupare giornate che altrimenti sarebbero estremamente lunghe e noiose. Nonostante i miei, sempre più pedanti problemi di insonnia, e smarrimenti, ho mantenuto una buona routine, cercando di integrare il sonno mancante con pozioni ricostituenti. A volte mi sembra il mio corpo ne stia risentendo. Mi sembra di sparire quando, di rado, mi concedo di osservare il mio riflesso allo specchio. La figura che vedo oltre il vetro frammentato che c’è nel mio bagno, mi restituisce un’immagine che mi è quasi estranea. Pilar deve aver capito che c’è qualcosa che non va. Forse sono io ad aver una bassa sopportazione ultimamente, ma mi è sembrato di vederla più presente nella mia vita. A volte troppo. Ho evitato di farglielo presente per non offenderla, e per non cadere nell’errore di mostrarmi eccessivamente egocentrico. Eppure me la ritrovo di nuovo qui, di fianco a me, in questa nuova missione che ha come potenziale pericoloso quella di essere letalmente noiosa. La nostra presenza al ministero francese è una pura formalità, a cui tuttavia gli Stati Uniti non potevano sottrarsi.
    Indosso la divisa del MACUSA, sistemando gli ultimi dettagli. I bottoni, le medaglie. Le mani non smettono di tremarmi ed il viso è pallido come un cencio. La nausea provata non mi dà tregua ma non avverto nessuno del mio malessere, nessuno eccetto mia sorella che sembra non lasciarsi scappare un dettaglio. Me la ritrovo in stanza mentre l’ennesimo conato mi spinge a riversare bile nella toilette della nostra stanza.
    Chiudo gli occhi mentre mi concedo acqua fresca sul viso. Non posso concedermi un giorno di pausa, non in questo periodo. “Pilar… davvero. Sto bene. Nulla di cui preoccuparsi o per cui informare il generale.” La rassicuro con una frase che dice più di quel che palesa: ho bisogno di lavorare e nessuno può impedirmelo.

    “Luz verde para el presidente” L’assicurato via libera, permette l’entrata della presidentessa all’interno dell’atrium francese. La osservo in posizione di riposo, braccia lungo i fianchi e sguardo dritto dinanzi a me. Pilar e il generale sono poco lontani. Tutto prosegue secondo la norma, o così parrebbe, fin quando di nuovo il sudore alle mani e la nausea impellente, non ritornano. Abituato a nascondere ogni tentennamento, reprimo le sensazioni negative provate, fin quando mi riesce possibile. “Wilson, prendi il mio posto.” Mi arrendo poi. Lancio un ultimo sguardo a Pilar, il volto provato da un nuovo conato, mentre sparisco alla ricerca di un bagno.

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    Un ronzio assordante si fa sempre più acuto, fastidioso. Quando arrivo nella toilette degli uomini e la trovo vuota, cerco sollievo nel getto d’acqua fresca della fontana, ma le mani continuano a tremarmi e niente sembra placarsi. La sensazione provata è quella di una terribile angoscia, di un fermento a cui non posso porre freno. Mi sembra qualcosa di terribile stia per accadere, per accadermi ma non ne capisco il motivo.
    Quando il mio sguardo cerca il mio riflesso allo specchio, un briciolo di consapevolezza mi fa sgranare gli occhi. La figura oltre il vetro, il me nello specchio, ha un volto duro che non mi rispecchia. Ed il mio cuore batte così forte nel petto che mi sembra possa venir fuori da un momento all’altro, ma a venir fuori è la figura allo specchio. Indossa i miei vestiti, il mio volto e mi incatena oltre lo specchio nel quale era lui fino ad un attimo prima. “Cosa sta succedendo?” Provo a parlargli a fermarlo, ma ne ottengo una lotta - con me stesso - ed una testata contro il lavabo.

    [Ander]
    Si tirò in piedi come se la sua testa non avesse appena battuto contro la superficie rigida del lavabo. Pulì alla meglio il sangue che veniva fuori dalla ferita alla tempia, prima di uscire dal bagno e dirigersi verso il punto designato.
    Il piano che Grindelwald aveva commissionato loro non era facile, nè in effetti conosceva ogni dettaglio di quella missione. Ad ognuno dei presenti era stato commissionato un compito che avrebbe dovuto muoversi in sinergia con quello dell’altro. Soltanto alla fine avrebbero capito a cosa sarebbe servito tutto quello.
    Tranquillo nei suoi abiti da auror del MACUSA, aveva raggiunto la sala degli archivi e provato ad ingannare l’archivista. Quando fu diramato l’allarme circa la presenza di impostori, lasciò al suo complice il compito d’agire mentre lui recuperava i documenti richiesti e nascondeva il suo furto dietro una maledizione geminio.
    Quando venne fuori dalla sala, tutto era buio. L’incantesimo che permetteva loro di vedere avrebbe reso più facile il loro compito, quello di cui l’altro si sarebbe fatto portavoce. Piertotum Locomotor. Animò le statue lungo i corridoi per rallentare eventuali arrivi mentre attendeva direttive.



     
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    Serrai una mano attorno al corrimano della balaustra, con gesto rabbioso.
    Percorrevo un corridoio sopraelevato, che si affacciava sulla sala dei ricevimenti, dove diversi Auror francesi pattugliavano la situazione da una posizione vantaggiosa ad individuare eventuali criticità e a difendere i presenti.
    L’Auror di cui avevo preso l’aspetto era un giovane dinoccolato, che era in carica da qualche anno, abbastanza per essersi guadagnato la partecipazione a quella serata di gala. Era alto e con i capelli biondo cenere, una barba appena accennata e un corpo prestante e muscoloso.
    Mi ci sarei persino potuto abituare.
    Con l’altra mano controllai freneticamente la boccetta di pozione Polisucco che tenevo in una tasca della divisa. Senza di quella, sarei stato costretto a tornare al mio aspetto originale, e per quanto custodissi gelosamente il bastone in un’altra tasca, incantato con un Reducio per avere le dimensioni di uno stuzzicadenti, la mia gamba non sarebbe stata il problema principale.
    Se avessi riacquisito il volto di Jose Cervantes Murillo in quella circostanza, non avrei avuto possibilità di rimanere fuori dalle carceri americane ancora a lungo.
    Tornai ad osservare la scena che mi aveva provocato quello spasmo alla mano.
    Il Generale, del quale ancora portavo il cognome, aveva fatto il suo ingresso nella sala, e stava diramando ordini sulla gestione della sicurezza della presidentessa Addams.
    Erano quasi tre anni che non lo vedevo.
    Non potevo dire che il tempo e le disgrazie gli avessero usato clemenza. I capelli bianchi erano aumentati nella sua chioma scura, le rughe si erano fatte pesanti sul suo volto e l’espressione dei suoi occhi era diventata più faticosa, come se ogni sguardo avesse un prezzo troppo alto da pagare. Sembrava essere lì per puro dovere, non c’era spazio per la possibilità di godersi una serata, per lui. Di godere di niente, nemmeno dell’amore incondizionato di un figlio.
    Nell’attimo in cui i miei occhi avevano percepito la sua figura, ero stato inondato da quel feroce odio che avevo coltivato nel corso degli anni. L’ultima volta che lo avevo visto era stato nel suo studio, quando avevo dichiarato che non avrei più fatto parte di quella famiglia degenerata e traditrice.
    La sua figura rigida mi innervosiva ad ogni gesto. Avrei voluto scendere a confrontarlo, vomitargli nuovamente addosso tutto il dolore che mi aveva provocato.
    Ma avevo un compito ben più importante in quella serata, Grindelwald si fidava di me e non lo avrei tradito per un’inopportuna discussione con quell’uomo orribile.
    Non di nuovo.
    Dietro di lui, veniva la figura sinuosa di Pilar, l’espressione corrucciata e infastidita che la caratterizzava in quelle situazioni, che sapevo bene quanto la mettessero a disagio, sembrava persino amplificata.
    Il mio cuore perse un battito nel rivederla.
    Strinsi ancora di più la presa sul corrimano di ferro, per cercare di ignorare il ricordo delle sue mani intrecciate alle mie.
    Li seguiva Iago. Finalmente.
    Era lui il mio principale obiettivo.
    Non potevo perdere la concentrazione.
    Schmid aveva ragione, anche se il suo apostrofarmi qualche minuto prima non era stato dei più gentili. Ma certo la sua figura non si caratterizzava per l’educazione più impeccabile. Era evidente che provenisse da una famiglia di zotici.
    Osservai Iago con attenzione.
    Avevo permeato un sottile bracciale d’argento, che era solito portare al polso, con una pozione che, gradualmente, avrebbe dovuto spingerlo nella direzione di tornare dal suo alter ego seguace, Ander. Il rilascio non sarebbe dovuto avvenire tutto insieme, altrimenti il Generale si sarebbe accorto del problema e avrebbe annullato la sua partecipazione. Invece noi avevamo incredibile bisogno della sua presenza. Era essenziale.
    No, Iago doveva entrare come tale all’interno della sala dei ricevimenti e poi, solo a quel punto, Ander avrebbe preso il sopravvento.
    Erano anni che non vedevo anche Iago. In quello che era rimasto del pieno possesso delle sue facoltà mentali.
    Dovevo considerarlo un mezzo per uno scopo e smettere di farmi prendere da quell’inutile e patetica compassione che sentivo serpeggiare nei suoi confronti.
    Per quanto ne sapevo, lui era il principale complice dei miei genitori, in quella che era stata la loro decisione di ingannarmi e costringermi ad una vita di menzogne.
    -Porque tu aun eres su hermano. -
    La voce di Pilar mi colse alla sprovvista, quel ricordo ferocemente dolce mi destabilizzò.
    Scossi rabbiosamente la testa per un attimo, per cacciarla dai miei pensieri.
    Questa volta non avrei commesso errori. Ero nel mirino di Schmid, lo sapevo, e non potevo permettermi alcun passo falso.
    Distolsi lo sguardo da quella che un tempo era stata la mia famiglia e mi concentrai sull’osservare gli altri ospiti della sala. Molti di loro, soprattutto i più vetusti, erano personaggi che avevo personalmente conosciuto nel mio lavoro di diplomatico per il Macusa. A quel tempo conoscevo molti scomodi dettagli delle loro scaramucce interne, ma era cambiato così tanto da allora. La guerra imperversava in Europa e grazie a questo espediente, Grindelwald riusciva a muoversi in maniera estremamente libera e a colpire in luoghi centrali del potere. Come stava per succedere quella sera.
    Le sue mani si stavano allungando sempre di più nell’amministrazione dei Ministeri e quello francese non era esente da nostri collaboratori.
    Erano stati proprio loro che avevano reso possibile la nostra presenza li, quella sera.
    Avevamo scelto quell’occasione perché la distrazione data dall’evento ci avrebbe permesso di muoverci indisturbati per la prima parte del nostro piano. Ma se si fosse scatenato l’allarme, quella sala piena di Auror non sarebbe certo stata a nostro vantaggio.
    Colsi, con la coda dell’occhio, un movimento interessante. Iago si stava allontanando dal resto della famiglia Cervantes Murillo.
    Era giunto il momento di entrare in scena.
    Portai la mano destra di lato, in un movimento ormai automatico, come alla ricerca del bastone, ma fu solo un attimo di confusione, un movimento inconsulto prima di rendermi conto che, in quelle vesti, non ci sarebbe stato bisogno del fidato appoggio.
    Mi diressi a passi svelti verso le scale e mi avvicinai ad uno degli autentici Auror francesi.
    -Prends ma place quelques minutes.-
    Sussurrai con un francese stentato. L’Auror di cui avevo rubato le sembianze, proveniva da Londra, si era spostato per amore di una pianista francese. Lo avevo scelto appositamente per questa ragione, di modo che non fosse troppo sospetta la mia scarsa conoscenza della lingua. Avevo studiato qualche frase dell’idioma, necessaria per la riuscita della missione, ma nonostante la somiglianza con lo spagnolo, avevo riscontrato non poche difficoltà.
    Scesi i gradini con passo svelto, meravigliandomi ancora una volta della semplicità con cui era possibile farlo, in questo corpo.
    La figura di Iago mi si parò davanti mentre si dirigeva verso i bagni, ma mi evitò senza nemmeno vedermi, in preda ad un malessere che potevo ben comprendere. Era responsabilità della pozione che gli avevo meticolosamente somministrato.
    Lo seguii a distanza fino all’ingresso del bagno. Lì attesi.
    Sarebbe uscito entro breve. Ander.
    Un rumore di colpo sordo mi allarmò e mi precipitai all’interno del bagno.
    Iago aveva battuto la testa contro il lavabo, ma non era più Iago l’uomo che avevo di fronte agli occhi. Aveva funzionato.
    Scambiai uno sguardo con il mio compagno di missione e annuii con un cenno del capo. Lui sapeva perfettamente chi fossi, non c’era bisogno di parole.
    Ci dirigemmo insieme verso la sala degli Archivi, a passo spedito, ma non troppo concitato e a distanza moderata, di modo che nessuno si insospettisse.
    Raggiunsi la postazione dell’Archivista, colui che custodiva gelosamente quel luogo e gli rivolsi un sorriso cortese. Era completamente incolume e privo di protezione. Ci eravamo assicurati di trovarlo in quella condizione, tramite molte ispezioni e grazie ai nostri collaboratori interni.
    Sollevai la bacchetta e i suoi occhi vennero colti da una sospettosa sorpresa. Fu più veloce di me a dare l’allarme, ma non abbastanza da difendersi.
    -Imperio!- la mia voce rimbombò per un attimo nella stanza vuota, ma poi la sirena iniziò a lanciare il suo grido di pericolo.
    Maledizione!
    -Veloce, sai quello che devi fare!-
    Gridai al di sopra di essa, verso Ander, spingendolo per un braccio verso l’interno della sala degli Archivi e posizionandomi a guardia dell’ingresso.
    Nonostante l’incanto frettoloso, l’Archivista sembrava essere rimasto stordito dal mio Imperio, ma non abbastanza da risultare inoffensivo. I suoi occhi non avevano quella spettrale vacuità che solitamente accompagnava chi veniva colpito dalla maledizione. Avrei dovuto agire in altro modo.
    La luce si spense di colpo, avvertii le grida concitate, di terrore che provenivano dalla sala dei ricevimenti, ma il mio cuore era in fibrillazione nell’attesa che Ander eseguisse il suo compito più celermente possibile, di modo che potessimo raggiungere l’uscita ed evitarci il rischio di essere colti in quel luogo.
    Castai l’incantesimo Visibula Nocalmbulus, per poter vedere nonostante la mancanza di luce, con un rapido movimento della bacchetta.
    Quando sentii i passi rapidi alle mie spalle, e la figura di Ander mi apparve vicino, capii che non potevamo lasciare il custode in quelle condizioni, avrebbe potuto identificare Iago.
    Strinsi la bacchetta nella mano, e avvertii un brivido attraversarmi la schiena, mentre la alzavo verso di lui, con sguardo febbricitante.
    -Avada Kedavra.-
    Il mio tono di voce risultò saldo, non ci furono momenti di cedimento, ma pronunciare quel l’incanto non era mai semplice. Avvertii una parte di me lacerarsi internamente, mentre la luce verde schizzava dalla mia bacchetta per lanciarsi contro l’uomo inerme.
    Mi mancò il respiro per un attimo e barcollai, mentre potevo constatare la gravità dell’azione che avevo compiuto, la vita che avevo preso. Tremai per qualche attimo, come una foglia durante il vento d’autunno, ma non potevo permettere alla mia coscienza di bloccarmi. Iniziai a correre in direzione della scorciatoia che avevamo studiato, con Ander alle mie spalle.
    Lo sentii dare vita alle statue di modo che potessero proteggerci nella fuga.
    Arrivammo ad un altro corridoio e un gruppo di Auror francesi ci raggiunse. La tensione salì velocemente, ma dovevamo mantenere un atteggiamento composto.
    -Sono andati per di là! -
    Gridai loro, indicando un terzo corridoio, che era ben contrario alla nostra direzione, cercando di forzare un accento londinese. Strinsi il braccio di Ander per rallentarlo. Il luogo dove dovevamo andare era un altro, avremmo sperato che loro seguissero le mie indicazioni, per continuare verso la nostra via d’uscita senza essere disturbati.
    Ma mi resi conto che mi ero aggrappato al suo braccio anche per un altro motivo. La gamba destra aveva iniziato a dolere leggermente. Era passata quasi un’ora. Entro breve avrei dovuto trovare un luogo protetto per bere un altro sorso di Polisucco.

    Osservato dall’alto la famiglia Cervantes Murillo.
    Citato discussione con Ymir.
    Interagito con un Auror francese PNG, seguito Iago e poi interagito con Ander. Lanciato Imperio contro il custode, ma è suonata la sirena e non ho dato alcun comando e poi Avada Kedavra.
    Interagito con Auror francese PNG durante la fuga per spingerli in direzione contraria.


    Edited by Wrecked_ - 6/5/2023, 18:22
     
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    Erano state settimane intense da quando Josè le aveva fatto vista rivelandole dell'esistenza di Ander.-Dopo l’incendio, Iago … La sua mente,si è scissa in due. Da una parte c’è Iago dall’altra parte c’è Ander. - Le parole di suo fratello le risuonavano nella mente, mettendo a tacere ogni altro pensiero, da giorni e notti, senza lasciarla in pace un attimo.-Ander è una creazione della sua mente, prende il controllo del corpo di Iago quando dorme, Agisce alle sue spalle, ricerca vendetta per la sua famiglia.
    Ander… si è unito ai seguaci
    Risiede a Numengard quando è cosciente.
    Svolge compiti per Grindelwald.
    È a tutti gli effetti uno di noi.
    È la parte di Iago che non ha scrupoli e che, per avere risposte, è disposto a fare qualsiasi cosa. -
    E allora Pilar aveva deciso che non avrebbe dato un attimo di pace a Iago, a costo di risultare invadente, a costo di non essere capita, di essere fraintesa. Quello era un prezzo che stava già pagando, e che non le importava se fosse costato di più. Sembrava ancora una cosa assurda? No, non più quando aveva iniziato a ricollegare i pezzi di episodi inspiegabili fino a qualche settimana fa, dove Iago le era sembrato così snaturato, così lontano da sé stesso che nemmeno la giustificazione del dolore che ancora stava attraversando sembrava reggere davvero. Come aveva potuto non accorgersene? Come aveva potuto, Pilar, considerarlo un dettaglio trascurabile, credere alla scusa plausibile della sua sofferenza insanabile?... Quei pensieri continuavano a vorticarle nella testa e si potevano vedere turbinare nei suoi occhi scuri, che fissavano se stessi nello specchio senza davvero vedersi. Pilar terminò di appuntarsi il pesante, ma allo stesso tempo leggerissimo, mantello grigio sulle spalle, finendo così di indossare l'uniforme da Auror del MACUSA. Il mantello era dotato di speciali incantesimi difensivi, che permettevano di parare gli incantesimi di bassa-media forza, mentre i bracciali d'argento che coprivano polsi ed avambracci erano in grado di migliorare le prestazioni della smaterializzazione, per evitare di spaccarsi durante le battaglie.
    Pilar trasse un pesante sospiro, chiudendo per un attimo gli occhi. Quando li riaprì si guardò allo specchio, vedendosi questa volta. Era pronta.

    Non amava particolarmente certi eventi e, facendo il suo ingresso nell'atrio del Ministero Francese, ricordò anche il perchè. Un mucchio di maghi e streghe vestiti in abiti super costosi ed eleganti che sfilavano solo per farsi rimirare e dare sfogo alla loro vanità, che questa fosse strettamente legata alla loro eleganza o anche al voler mettersi in mostra attraverso la beneficenza. Si morse l'interno della guancia, sforzandosi per non alzare gli occhi al cielo e non mostrare quanto fosse lieta di essere lì. Si voltò a guardare suo padre che marciava calmo e fiero e si chiese come aveva imparato a mostrarsi così a suo agio in circostanze come quelle. Perchè l'aveva imparato? Perchè le relazioni internazionali o personali dovevano mascherarsi di tutti quegli inutili orpelli quando potevano essere sincere ed efficaci, molto di più, senza? Non lo capiva.
    Sapeva soltanto che se aveva accolto con entusiasmo l'ordine di partecipare a quella pagliacciata, era solo per non lasciare solo Iago. Nessuno, oltre lei e Josè conoscevano il suo segreto, quindi di fatto restava la sola a poter cercare di proteggerlo da se stesso.
    La presidentessa Addams, la cui sicurezza costituiva il motivo della loro presenza in quel posto, iniziò il suo giro di chiacchiere diplomatiche e frivole, a seconda delle situazioni. Pilar accolse il cenno che il Generale fece sia a lei che a Iago, ed iniziò a guardarsi attorno. C'erano altri della delegazioni americani presenti quella sera: altri auror e dipendenti del MACUSA di vario livello e poi la procuratrice Schmid, la cui presenza era stata fortemente voluta da suo padre e Pilar iniziava a capire il perchè di tanta stima. Non si soffermò troppo su di lei, quando l'adocchiò, nonostante fosse abbastanza per constatare che non stava affatto male nel suo abito lungo... Doveva focalizzare quelle che erano le vie di uscita. L'atrio era una grande stanza, sulla quale si affacciavano corridoi e scalinate, ma l'unica via d'uscita non poteva certo essere la porta dalla quale erano entrati. Sarebbe stata una bella trappola per topi, se così fosse stato!
    Proprio mentre Pilar valutava e memorizzava le varie possibilità, notò il ministro francese farsi strada fra gli invitati verso di loro. Diede un colpetto a Iago con il gomito e gli sussurrò, “¿Qué tan grueso debe ser el bate que tiene en el culo? En mi opinión tiene un diámetro importante...” mascherando un sorriso divertito e notando che, nonostante la cera pessima di suo fratello, era riuscita a strappare un sorriso anche a lui. Capì che il Ministro Haìs stava procedendo proprio per rivolgere loro la parola, così seguì il Generale per andargli incontro, lasciando Iago indietro a tener d'occhio la Addams. Pilar si voltò a lanciargli uno sguardo preoccupato, prima di ricambiare i saluti del Ministro francese col formale saluto militare.
    Le parole del Ministro le sembrarono fin da subito veleno foderato di zucchero e quando il nome di Josè uscì dalle labbra dell'uomo, accompagnate dal riferimento ad Hogsmeade e a quanto fosse non successo alla sua preziosa figlia, Pilar avrebbe potuto sbiancare, girarsi a guardare suo padre con preoccupazione ed in questo modo dare adito a congetture che avrebbero potuto mettere nei guai non solo lei... Ma a risposta pronta di suo padre l'aiutò a mantenere i nervi saldi e a mostrarsi stoica, con grande sorpresa di se stessa. “Ho fatto solo il mio dovere, non occorre ringraziare.” sorrise di un sorriso serio, da soldato, con quell'atteggiamento che aveva imparato ad usare quando indossava la divisa, nonostante non sempre lo avesse rispettato. Tutt'altro. In quell'occasione, tuttavia lo ritenne saggio e quanto mai necessario, “Ha una figlia molto coraggiosa, Ministro Haìs.” aggiunse poi, restituendo all'uomo un po' di quel suo veleno rivestito di zucchero.
    Pilar sapeva che quella storia non sarebbe finita lì, che se il Generale aveva agito così era solo per evitare spiacevoli compromissioni nei confronti di una nazione alleata, ma che una volta rientrati al MACUSA avrebbe dovuto vedersela con lui e le loro leggi.
    Ma proprio mentre questa nuova preoccupazione si faceva largo dentro di lei, accadde qualcosa di imprevedibile, quanto calcolato. Insomma, che quell'evento si prestasse ad essere un possibile bersaglio, non avrebbe dovuto stupire nessuno, no? La sirena di un allarme cominciò a suonare e a riempire l'aria dell'intero ministero con la sua urgenza spacca timpani. Poi la luce andò via e Pilar ascoltò in pochi secondi il panico scatenarsi attorno a loro. Sentì il ministro francese ordinare di bloccare tutte le uscite, ed un attimo dopo il lancio di vari incantesimi. Castò velocemente su se stessa un silente visibula noctambulus, per poter riacquistare la vista e con essa un minimo di controllo sulla situazione. La voce di suo padre tuonò perentoria, mentre le impartì l'ordine di proteggere la procuratrice Schmid. Joder! Iago?! Dove diavolo era finito Iago?! Ma non potè evitare di obbedire agli ordini del Generale, così prese a correre nella direzione in cui aveva intravisto una donna in abito color perla sparire.
    Pilar dovette sgomitare e farsi largo fra i vari invitati che scappavano in tutte le direzioni. Così era un bel casino... come avrebbero potuto contenere il panico? Agire senza far del male a chi in quella faccenda non c'entrava diventava quasi impossibile. Riuscì ad imboccare il corridoio. Arrestò la sua corsa ed inizio a camminare, seppure a passo svelto, lungo il cunicolo buio. Notò che su di esso affacciavano molte porte, e questo poteva essere decisamente un'ottima cosa. Doveva sbrigarsi. Eccola! Improvvisamente sentì dei passi dietro di sé, così si girò con la bacchetta tesa in avanti girdò, “Impedimenta!”, cercando così di bloccare eventuali nemici. Raggiunse Freya e la bloccò per le braccia, scrutandola nel buio, “Stai bene?” le chiese, cercando una qualche ferita, che fortunatamente non trovò, “Hai visto qualcuno di sospetto?” le chiese poi, cercando di capire cose l'avesse spinta a correre proprio lungo quel corridoio.

    Fatta una breve introduzione prima di partecipare all'evento.
    Interagito con il Ministro, con il Generale e con Iago.
    Usato l'incantesimo visibula noctambulus per vedere al buio, seguito gli ordini del Generale, castato un impedimenta contro X e raggiunto Freya con la quale ho interagito.

     
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    Odiava quello stupido papillon, ma una volta giunto nella sala del ricevimento si rese conto che per gli altri non era così. Non era così soprattutto per la magnifica bionda che aveva di fronte. Non ricordava se tra le sue tante conquiste ci fosse o no una francese e forse neanche gli interessava. Far conquista in terra straniera ad una serata di beneficenza era appena diventato il suo nuovo hobby preferito. Neanche il tempo di sfoggiare le sue carte migliori che un’altra francese, la sua preferita tra le mura di Hogwarts, si era fatta avanti porgendogli una domanda in tedesco. - Für heute abend ja - data la risposta la ragazza lo aveva lasciato, per tornare pochi istanti dopo con una richiesta a dir poco singolare. - Anche tu stai molto bene - scherzò, prima di fermarsi per qualche istante ad osservare la bionda e Regina semiinglobata da una folla di pretendenti. Andare o non andare, come avrebbe detto Shakespeare era quello il problema. Si stava lavorando la rossa da un po’ e di certo se non si fosse fatto avanti in quel momento avrebbe perso il lavoro di settimane e lui odiava perdere. - Hais, mi devi una bionda - disse seguendola nella sala alla ricerca della loro compagna di scuola. Il tempo di raggiungere la ragazza che nella sala scoppiò il caos. Le luci si erano spente all’improvviso e la folla era entrata nel panico. Il serpeverde afferrò la bacchetta vastando un lumus. - Tranquilla, la troveremo - rispose alla voce supplichevole di Regina con estrema calma afferrandole la mano che gli stringeva i vestiti. Si lasciò guidare dalla corvonero nella direzione indicata dal fratello. - Dobbiamo uscire prima che questi pazzi ci schiaccino sotto le loro suole aristocratiche.


    rapidissimo cacca post, interagito con le mie Gwain's Angel <3 Evangeline e Queen.


     
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    CITAZIONE
    L’evanesco sinergico effettuato sul lampadario, ha permesso di evitare una strage
    Le scale sono state disincatate per permettere la fuga ai presenti

    Azioni:
    Regina Degendhart , Evangeline Hais, Gwain Schmidt, Pilar Cervantes Murillo, Freya Schmid, Ymir Schmid
    La ressa di persone spaventate in fuga, spinge le persone che avevano cercato riparo nei corridoi laterali dell’atrio del Ministero, verso mete indesiderate ed in particolare verso le rampe di scale che conducono al secondo livello. Correre senza fermarsi è essenziale per evitare di essere schiacciati dalla folla impaurita o per non essere colpiti da alcuni incantesimi che illuminano il buio e che colpiscono persone in fuga. [E’ concesso ai personaggi giocanti di citare alcuni degli incanti visti. E’ possibile, ad esempio, anche dirsi feriti da uno di questi, o assistere ad uno degli incanti offensivi diretti contro civili.] Chi può, trova riparo negli uffici rimasti vuoti al secondo livello, nella speranza di uscire indenne dall’attacco in corso.
    D’altro canto i maghi oscuri presenti, molti dei quali ancora polisuccati, sembrano seguire ed attaccare, preferenzialmente i rampolli delle famiglie più facoltose lì presenti. [E’ concessa la fuga ad altri piani.]

    Edward Hais, Edmund Hais, Artemio Cervantes Murillo, Iago/Ander Cervantes Murillo, Josè Cervantes Murillo
    Le informazioni corrono veloci. I sistemi di protezione scattati insieme agli allarmi intrusi, hanno comunicato al ministro e ai dipendenti che l’intrusione segnalata è al terzo livello. Organizzata una veloce task force, un gruppo di auror francesi, il ministero e suo fratello, seguiti da volontari d’altri paesi, si dirigono verso il punto segnalato tramite rampe o l’utilizzo dell’ascensore. Raggiunto il terzo livello, una battaglia imperversa tra seguaci a volto scoperto e auror delle diverse nazionalità. [E’ possibile intraprendere una battaglia con un png, che sarà mosso dallo Snaso].
    I due Cervantes Murillo si dirigono verso l’ascensore nel tentativo di arrivare ai livelli inferiori ma sono fermati da un auror francese che dichiara di averli visti uscire dagli Archivi Ancestrali. [Josè Cervantes deciderà nel suo post se riuscirà o meno a bere la polisucco per mantenere le sue sembianze fittizie prima dell’arrivo degli altri giocatori]. Intanto, un seguace di Grindelwald poco lontano, utilizza l’incantesimo Incendio in più punti - anche contro alcuni auror - per appiccare un fuoco violento nei corridoi.

    Descrizione del Ministero magico francese:
    Atrio Il ministero francese è costruito su più livelli interrati. L’ingresso per i visitatori si trova nel Parco de Fustemberg nel 6° distretto di Parigi. Questo conduce direttamente all’atrium del ministero, un ampio spazio composto da cupole collegate da una rete di tunnel. Le statue che circondano la grande sala sono tutte di sesso femminile
    La cupola principale ha un magico tetto di vetro incantato e raffigura creature magiche in costellazioni stellari. E’ possibile salire, attraverso delle scalinate raffinate con balaustra, sulle cupole per poter ammirare più da vicino le opere raffigurate. Ogni cupola ha le proprie scalinate. Al centro della sala, vi è un ascensore decorato che conduce ai livelli sottostanti.
    Le pareti sono costituite da vetri incorniciati da acciaio verde modellato in lunghe e sinuose linee tipiche dell'Art Nouveau. Dietro una di queste pareti c'è un pesante banco di ricevimento in bronzo, mentre al centro della stanza ci sono file di alti armadi verdi e dorati, con cassetti stretti e numerati individualmente.
    L'atrio si trova al livello principale del Ministero, nei successivi due piani ci sono il Dipartimento di Magia e una sala postale. Tre piani più in basso dell'atrio c'è la sala degli archivi.
    Secondo livello: Al secondo piano interrato, è presente il dipartimento della Magia. Su questo piano, nel lungo corridoio che dall’ascensore conduce agli uffici e, sul lato opposto, alle rampe di scale, sono presenti delle fotografie affisse al muro che sono in grado di identificare chi cammina loro dinanzi e di capire se hanno il permesso di essere lì. In caso negativo, attraverso un veloce passaparola, sono in grado di comunicare l’intrusione ai dipendenti ministeriali francesi.
    Terzo livello: Al terzo livello è situata la sala degli archivi, chiamati anche Archivi Ancestrali. Ha un piccolo atrio in stile identico al resto dell'edificio dove si accede ai documenti attraverso grandi porte incise per assomigliare ad alberi. L'accesso è concesso solo da un addetto archivista che possiede un libro antico che contiene il nome di ogni famiglia che possiede documenti al suo interno. In caso di intrusione forzata, l’archivista provvederà a lanciare l’allarme al resto del ministero che risuonerà in tutto l’edificio come una assordante sirena. Rispettivamente ai lati opposti, ci sono rampe di scale che conducono agli altri livelli, e l’ascensore.
    Gli altri livelli sono:
    4° livello - Bureau de la Justice Magique (uff. per la giustizia magica)
    5° livello - Bureau des Magicommunications (uff. per le comunicazioni e i trasporti). Qui sono presenti anche i camini per la metropolvere e le passaporte incantate per attivarsi ogni ora.
    6° livello - Bureau des Aurors (uff. degli Auror)
    7° livello - Bureau des Affaires Gastromagiques (uff per gli affari gastro-magici)
    8° livello - Bureau des Accidents et Catastrophes Magiques (uff. per gli incidenti e catastrofi magiche)



    Indicazioni:

    - Per coloro che stanno utilizzando la pozione polisucco, è concesso un numero massimo di due sorsi, incluso quello già citato nei post precedenti. Si ricorda che la durata della pozione è di circa un’ora. Nel post sono circa le 21.
    - Per quanto riguarda gli incantesimi lanciati ad altri pg, è richiesto il ricorso al lancio dadi per conoscerne l’esito. Il lancio dadi non è richiesto per gli incanti contro oggetti o png ( a meno che non siano quelli mossi da questo account, che sono da intendere, per la quest in corso, come personaggi giocanti)
    - Ogni pg ha possibilità di citare png (altri auror ad esempio, seguaci di Grindelwald, parenti o altri invitati) che non abbiano tuttavia ruoli di spicco nell’azione.
    - Non è necessario seguire un ordine nel postaggio. Chi prima riesce, prima posta, così da non bloccare il gioco.
    - Nel caso in cui, in un giro, un post di un pg giocante dovesse mancare, gli incanti effettuati contro di lui saranno automaticamente considerati validi e le sorti, decise dallo Snaso.
    - Le azioni, come vedete, le create principalmente voi: il post dello Snaso è solo indicativo. Per cui è ben apprezzata la fantasia e post che portano avanti l’azione, senza strafare.
    - Saranno penalizzati e verrà chiesto di modificare a coloro che muoveranno pg powerplay con abilità diverse da quelle descritte nelle loro schede.
    - La legilimanzia prevede contatto visivo ed un clima che sia diverso da quello concitato della battaglia, per cui al momento non è previsto il suo utilizzo.
    Siete stati divisi in due gruppi per poter gestire al meglio la vicenda.
    - E’ previsto un post a testa.
    - Scadenza post: 17 maggio. Lo Snaso posterà il 18 maggio.


     
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    Il rimbombare degli incantesimi contro le pareti, i lampi di luce che apparivano come spettrali in quel buio innaturale, le grida dei più spaventati, contribuivano a creare un’atmosfera caotica.
    Ma sapevo bene che il vero problema non erano certo le urla terrorizzate di giovani studenti o di eleganti signore non abituate a quel tipo di situazioni.
    No, coloro che ci dovevano preoccupare erano gli Auror e i diplomatici che con brevi, semplici frasi, si stavano probabilmente lanciando al nostro inseguimento, dopo lo scoppio della sirena.
    Spinsi Ander lungo il corridoio, in direzione di quella che, dai disegni riportati nelle mappe, doveva essere una piccola sala di disimpegno, sulla quale si affacciava un ascensore. Da lì, la strada ci avrebbe condotto alla nostra via d’uscita.
    Ignorai il dolore alla gamba che sembrava farsi sempre più intenso e strinsi saldamente la bacchetta nella mia mano. Se non avessi avuto modo di bere un ulteriore succo di Polisucco entro breve, avrei dovuto ricorrere ad un incantesimo per far tornare il mio bastone alle dimensioni usuali. Non sarebbe stato altrettanto comodo che correre con due gambe funzionanti, ma perlomeno mi avrebbe consentito di avere la possibilità di uscire da quella situazione senza i polsi legati tra loro dall’Incarceramus. La possibilità, non la certezza. Ma ignorai quel dettaglio. Era un rischio che avevo deciso di correre, per la causa in cui credevo.
    Ma un’altra questione sorse alla mia attenzione. I passi dietro di noi stavano diventando più intensi, più vicini, forse lo scontro non sarebbe stato evitabile.
    Davanti a me si palesò una scelta angosciante. Se ci avessero trovati, forse la mia Polisucco avrebbe potuto mantenere il mio aspetto ancora per qualche minuto, ma sicuramente avrebbero riconosciuto il volto di cui Ander si era impossessato.
    Avremmo perso il nostro vantaggio, la possibilità di muoverci indisturbati nei terreni dei Ministeri della Magia.
    Interruppi la nostra corsa e mi posizionai davanti a lui, lo presi per le spalle, i miei occhi incrociarono i suoi, e per un attimo tremai. Quegli occhi erano stati casa, comprensione, risate. E ora racchiudevano quel dolore sordo e incompreso.
    Puntai la bacchetta contro il suo viso.
    -Non possiamo farti trovare così.-
    Lo facevo davvero solo per il successo delle future missioni di Grindelwald? Non era quello il momento di sottoporre la domanda alla mia attenzione.
    -Inflatus.- sussurrai, pensando intensamente di allargare il suo volto, cambiare la forma del naso e degli occhi, e di allungare i capelli.
    Ma in quel momento venimmo bruscamente interrotti, e l’incantesimo non ebbe successo.
    Maledizione!
    Da un corridoio perpendicolare emerse una figura vestita con l’inconfondibile divisa degli Auror francesi. Per un attimo rimasi interdetto e con il fiato sospeso, la bacchetta ancora puntata contro il volto di Ander. Aveva sentito cosa avevo intenzione di fare? I nostri sguardi esitarono poi lui compì un passo verso di noi.
    -Chi siete? Vi ho visti uscire dalla Sala degli Archivi! Cosa ci facevate lì? Cosa volete?!-
    Aveva estratto la bacchetta, ma rimaneva confuso dall’abbigliamento che indossavamo.
    Approfittai di quel margine di tempo per sollevare anche la mia, liberai la mente dai pensieri angoscianti relativi all’identità di mio fratello e concentrai tutta la rabbia, che avevo avvertito da quando avevo visto il Generale conversare amabilmente con i suoi collaboratori internazionali, verso la mano che reggeva la bacchetta.
    Nella mia mente l’incanto rimbombò chiaro, come un tuono, mentre tutto il mio corpo si protendeva in quella manifestazione di magia.
    Stupeficium!
    Un lampo di luce rossa illuminò il buio che ci circondava, colpì il petto dell’Auror cogliendolo alla sprovvista e sbalzandolo contro la parete del corridoio nel quale eravamo ancora incastrati.
    Cadde pesantemente a terra, ma non persi tempo a spostare il suo corpo, dovevamo raggiungere l’ascensore prima che fosse troppo tardi e gli Auror di ben altra tempra ci trovassero, chiudendoci come topi in gabbia.
    La priorità era che Ander non venisse catturato. Era lui che portava ciò che serviva a Grindelwald. Se fosse subentrato Iago, avremmo perso il vantaggio che possedevamo e tutto questo sarebbe stato inutile.
    Un’altra fitta alla gamba tuttavia mi impose di fermarmi.
    Lanciai un veloce sguardo ad Ander mentre portavo la mano alla tasca e ne estraevo la fidata boccetta.
    -È passato troppo tempo.-
    La stappai freneticamente e la portai alle labbra con avidità. Avrei in parte desiderato poterla assumere continuamente e non dover più tornare all’invalidità che condizionava il mio corpo.
    Tappai nuovamente la boccetta, ne era rimasto appena un altro sorso, che forse non sarebbe bastato affatto. Ma entro un’ora noi saremmo dovuti essere fuori da lì. Se così non fosse stato, la mia prossima stanza sarebbe stata la cella di Arcane.
    Tuttavia questa sosta ci aveva inevitabilmente rallentato.
    Continuata la fuga verso l’ascensore.
    Cercato di modificare l’aspetto di Ander/Iago ma l’incantesimo non ha avuto successo.
    Eseguito Stupeficium su Auror francese, con successo.
    Bevuto sorso di Pozione Polisucco.
     
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    Edmund
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    Edmund aveva un'espressione severa in volto, i lineamenti ne risultavano contratti e lo sguardo, deciso, brillava di una luce cupa. Si strinse intorno al Ministro francese insieme ad un esiguo ma, determinato, gruppo di auror, volontari e rappresentanti di altre nazioni. Furono scambiate poche parole mentre già ci si dirigeva verso le scale, la task force venne messa insieme prontamente. Con l'aiuto delle selezionate guardie del corpo di Edward, si fecero largo tra la gente spaventata, con sicurezza. Le informazioni ricevute con rapidità disarmante erano succinte e chiare: l'obiettivo era stato agli archivi ancestrali e non aveva, davvero, molta importanza in quel momento cosa fosse stato trafugato. Era necessario impedire l'uscita di quella gente e dei documenti, a qualsiasi costo. Fu quel pensiero accuminato a portare, nella mente di Edmund, il volto di sua figlia. Lui stava per sfidare la sorte, l'esito dell'intervento era un'incognita e non aveva idea di dove fosse, lei, in quel momento. Una piega profonda sorse tra le sue sopracciglia del mago ad assorbire tutta la preoccupazione di un padre. Strinse la mandibola consapevole che un'azione decisa e rapida era il modo migliore per proteggerla in quel momento. Mentre scendevano la scala lasciò il fianco di Edward, che aveva tenuto fino a quel momento, allineandosi dietro di lui. Il caso volle che si affiancasse al generale Cervantes. Edmund lo guardò per un breve istante, senza parlare. Tutti erano già con la mente puntata verso ciò che li aspettava di sotto.
    Passarono rapidamente il secondo livello e scesero verso il terzo.
    Appena giunti sul finale delle scale fu chiaro che il caos imperversava ancora anche in quel livello. Lampi di incantesimi fendevano l'aria, le urla degli auror che tentavano di coordinarsi si univa alle grida dei seguaci che gli si opponevano ed un vago, quanto allarmante, sentore di fumo permeava il corridoio centrale. Edmund rimase saldamente vicino a suo fratello fermandosi a pochi passi dall'ingresso per un brevissimo istante, si rivolse a due auror inglesi che lo avevano seguito < Nessuno entra, nessuno esce. Chi si oppone deve essere fermato o posto in arresto.> Li fissò duramente < È essenziale, mi fido di voi. > Slacciò la giacca e quando il gruppo con cui era sceso proseguì, si mosse con loro lungo il corridoio centrale, tenendosi sul lato sinistro, lontano dall'imboccatura dei percorsi secondari che portavano all'archivio, restando sempre cauto e basso per evitare gli incantesimi volanti. Il fumo cominciava ad attaccare in gola, le urla del combattimento si mescolarono progressivamente a grida ben diverse, erano urla di dolore. Si avvicinò ad Edward quando divenne evidente il bagliore delle fiamme libere in uno dei corridoi più piccoli < Ed, attraversiamo, fammi dare un'occhiata alla situazione laggiù. > Attese l'assenso del ministro prima di cambiare lato. Nel piccolo ed elegante passaggio, il fuoco stava consumando, non solo cose, ma anche persone. Le grida, ora chiarissime, coprirono ogni altro rumore. Edmund non attese un istante, stese il braccio con il catalizzatore puntandolo verso gli auror in fiamme < Aguanenti!> La sua voce riverberò mentre, dalla bacchetta, scaturiva un forte getto d'acqua che investì gli uomini facendoli crollare a terra e spegnendo le fiamme quasi istantaneamente, disperdendole in folate di fumo < Presto! > Chiamò, volgendo un'occhiata agli uomini che li avevano accompagnati < Proseguite. Veloci.> Due uomini della scorta si lanciavano dietro al seguace che stava ancora dando fuoco ad ogni cosa sulla quale le fiamme potessero aggrapparsi, tentando di raggiungerlo il più rapidamente possibile. Altri, levate le bacchette, si fermarono a gestire il fuoco provando a spegnere i punti più pericolosi. La loro scorta era ormai ridotta all'osso. Edmund raggiunse il fratello con il quale proseguì, rapidamente, fino a giungere nella zona antistante l'ascensore. Si guardò intorno in fretta cercando di verificare la situazione: all'imboccatura di uno dei corridoi secondari che portavano all'archivio c'erano due uomini in divisa, si rivolse a quello che sembrava uno degli auror francesi, avvicinandosi di qualche passo < Garçon, rapporte-moi la situation. Avez-vous vu quelque chose? >

    © code by high voltage



    Raggiunto il terzo piano fa bloccare la scala da due auror - nota l'incendio ed interviene - arriva all'ascensore e rivolge una domanda a Josè camuffato con la polisucco.
    traduzione frase in francese: Ragazzo, fammi rapporto sulla situazione, hai visto qualcosa?
     
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