La strega orba

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    Evangeline Rose Hais

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    Con l'arrivo della primavera, nel fine settimana, la scuola tendeva a svuotarsi sempre più. La quantità di gente che tornava a casa con i genitori era drasticamente aumentata in concomitanza all'arrivo dei fuori e di qualche sprazzo di sole aggiuntivo. L'aria era tiepida ed in tanti approfittavano dell'occasione per godersi un po' di libertà. Ad Evangeline non era andata altrettanto bene quel fine settimana. Suo padre aveva delegato da mesi la tutela a sua cugina ed al marito, ma Irina non stava bene e lei era rimasta a scuola. Di nuovo. Non le restava che zizzagare per i corridoi in cerca di qualcosa di interessante che fosse, soprattutto, un po' lontano dalle responsabilità cui badava in settimana. Quel mattino, prima di uscire dalla casa di Grifondoro aveva lasciato andare i capelli sulle spalle, messo i due piccolissimi orecchini bianchi ed aveva indossato l'anello di famiglia sulla mano sinistra, insieme a quello con la rosellina in rilievo. Dal baule aveva scelto un abitino blu, sciancrato e dal taglio semplice, i cui colori ricordavano le onde del mare. Ai fianchi portava solo il cinturino con il fodero per la bacchetta, mentre ai piedi le scarpe avevano un pochino di tacco, giusto per slanciare la figura di una manciata di centimetri pur rimanendo comode. Ora, il mistero di quella domenica, riguardava il terzo piano. Qualche giorno prima Hyun le aveva bisbigliato di aver sentito Kraus, brontolare della stupidità di una tassina che aveva spifferato alla ragazza nuova, Regina Degenhardt, di sapere che da qualche parte al terzo piano ci fosse qualcosa di interessante che voleva farle vedere. Un segreto di Hogwarts che non poteva essere nominato, solo mostrato! E Hyun era una garanzia in merito al gossip ed ai segreti, aveva fiuto per le baggianate e, con la scoperta della stanza delle necessità, si era guadagnata la fiducia incontrastata della Grifondoro. Tanto valeva andare ad indagare quindi. Eppure Evangeline aveva fatto quel corridoio un centinaio di volte, di giorno e di sera, per lezioni e ronde e non ci aveva mai visto nulla di speciale. Nonostante ciò i suoi piedi stavano tornando la. Fuori il tempo non era poi tanto male tra l'altro, se non avesse avuto fortuna, forse avrebbe fatto in tempo a farsi un giro giù al lago nero. Percorse le scale con calma, andava contro corrente per i corridoi quasi vuoti, i pochi studenti rimasti erano quasi tutti diretti altrove. Qualcuno la salutò di sfuggita ma nessuno si prese la briga di fermarla, in fondo nel fine settimana non indossava nemmeno la spilla da prefetto. Presto si ritrovò in uno stato di quiete e solitudine. Accelerò brevemente, ignorando i quadri che le parlavano e conquistò il pianerottolo del terzo piano, svoltando nel corridoio, in silenzio. Davanti a lei la luce del sole riempiva l'ambiente e la statua della strega orba occupava uno spazio minimo nel suo campo visivo.





    code by Irina~

    jonah/h for you :D / Ho nominato di contorno queen- , cajus e Hyun O , spero di non disturbare, se preferite una modifica provvedo :P
     
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    Lo so che non si fa, che è pericoloso visto il clima poco pacato che c’è in questi giorni concitati, ma io proprio non riesco a starmene buono a lungo in un sol posto. Un animo come il mio ha bisogno di librarsi in cielo e spingersi nell’orizzonte della conoscenza e soprattutto di cercare sempre nuove azioni da compiere per non annoiarsi o crepare d’ansia. Così, visto che l’ansia era notevole e l’erballegra quando è ancora giorno non è una scelta consigliata se non si vuol far notare a tutti la propria ridarella accompagnata da vistosi occhi rossi, ho deciso di mettere a tacere i miei turbamenti con una buona dose di zuccheri. Dolciumi magici dai sapori straordinari. Inutile dire che non ne ho trovati disponibili tra le mura di Hogwarts, ed è per questo che mi sono spinto oltre le mura del castello, senza in realtà mettere piede all’esterno. Mi spiego meglio. Ad Hogwarts, niente è come sembra. Un castello così grande, non può avere una sola porta d’entrata, giusto? Giusto. Ed in effetti, ogni castello che si rispetti ha ben più di un’entrata, sebbene nascosta agli occhi dei più. Il mio incontro con il passaggio della strega Orba, fu casuale ed avvenne durante il mio terzo anno ad Hogwarts quando, capitato al terzo piano per caso, mi ritrovai dinanzi a Finnigan, grifondoro dell’ultimo anno, che usciva dalla gobba della strega Gunhilda. Il mio silenzio è stato comprato dal segreto condiviso e questo mi ha permesso di far rifornimento di dolciumi negli ultimi anni, ed anche di creare un piccolo mercato clandestino all’interno di Hogwarts. Un pover’uomo dovrà pur sostenersi dopotutto.
    Tornando ad oggi, dicevo, avevo bisogno di rifornirmi di zucchero e l’ho fatto. Con le tasche piene, quanto la mia bocca, ho ripercorso il tunnel che mi avrebbe ricondotto a scuola da Mielandia. Quando la gobba si apre lasciandomi passare, mi guardo a destra e sinistra assicurandomi d’essere solo, e così mi pare. Quando però volto l’angolo superando la statua mi ritrovo dinanzi una figura inaspettata che mi fa trasalire. “Merlino in mutande.” Quasi mi strozzò con la gelatina che sto masticando, fermandomi con una mano al petto per riprendere il respiro. “Prima o poi mi verrà una sincope.” Prima o poi morirò di infarto per colpa di una ragazza e di queste entrare di scena improvvisate. Ovviamente, non avrei potuto sperare in una buona riuscita totale del mio piano furbesco. Sarebbe stato troppo bello per essere vero. Ed ecco che dinanzi mi ritrovo la Hais, prefetta di grifondoro. Tutto ciò che mi viene in mente, evitando di dire cose compromettenti quanto la mia presenza qui, è un’offerta. “Una lumaca gelatinosa?” Certo comprare il suo silenzio e la sua benevolenza con un po’ di caramelle non mi sembra il massimo, ma ognuno fa quel che può.

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    Aveva imboccato il corridoio poco prima, c'era silenzio e il sole che passava dalle finestre. Sembrava vuoto e tutto sommato aveva senso, chi diavolo avrebbe dovuto esserci lassù quando era la giornata giusta per stare fuori? Le sue scarpe fecero poco rumore sul pavimento di pietra. Si era decisa a fare un primo giro esplorativo, alla buona, per controllare che tutto fosse "come sempre" e poi, tornando, provare a cercare qualcosa di più. Aveva percorso il tratto di strada verso la statua della strega con passo tranquillo, pronta a scavalcare la figura ingobbita dallo sguardo severo quando, da oltre la statua emerse improvvisamente Hoffman. Evangeline si fermò di colpo, alzò le mani arrendendosi a qualsiasi cosa avesse davanti mentre il cuore era rimbalzato altrove < Mince! > Il Francesismo le uscì completamente istintivo < Jonah?> Ecco, non lo aveva mai chiamato mai per nome, ma la paura fa novanta. Arretrò d'un passo per guardare il compagno mentre, entrambi, riprendevano fiato. Deglutì a vuoto e scosse la testa mentre tratteneva una risata < No grazie, non mi sono ancora abituata ai dolci inglesi.> La sua attenzione virò verso la statua e ritorno < Dove ti eri infilato? Per Merlino. Non c'era nessuno un attimo fa. > Aveva ancora il viso arrossato dallo spavento e la mezza risata sulle labbra < Pensavo di essere l'unico essere vivente a restare dentro, oggi.> Di nuovo guardò la statua. Non era così grande da coprire completamente Jonah, no? O forse si. Increspò la fronte e guardò la lumaca gelatinosa < Hm, magari una. Che dici? È il meglio che hai nel sacchetto?> Curiosa si limitò cautamente a sbirciare tra la carta.





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    Ficcarmi in guai in cui non so tirarmi fuori è una dote che non ho chiesto ma che esercito quotidianamente con una certa maestria. Avrei potuto farmi gli affaracci miei e contemplare la mia povertà, e voglia di alimenti zuccheri, standomene in camera ed invece ho dovuto osare. Non è la possibilità di una punizione a spaventarmi ma qualcosa di peggio. Dopotutto non so quanto possa esser presa bene la notizia che uno studente se ne vada a zonzo quando fuori dal castello qualsiasi cosa potrebbe ammazzarti da un momento all’altro. Spero di non scoprirlo. Certo, non aiuta trovarmi qui davanti a quest’ora.
    “Sono sempre stato qui.”Bugia. Una delle tante. Quando sono costretto me ne invento di meravigliose, ma in questo momento, colto in fallo, faccio fatica a carburare. Massaggio la nuca con fare nervoso, concentrandomi sulle parole della caposcuola per distogliere l’attenzione sul principio d’infarto che è ancora in corso.
    “Ed invece dovrai condividere il castello con me.” Le sorrido, ammiccando quasi, nel tentativo di smorzare la tensione. Non ho mai parlato con così tanto naturalezza alla Hais. Non ho nulla contro di lei, sia ben chiaro, è che mi è sempre sembrata troppo oltre le mie aspettative anche solo per scambiare due chiacchiere con lei.
    “Uhm, non so, fammi controllare.” Rispondo al suo quesito, andando alla ricerca di una caramella migliore da offrirle, qualcosa che possa addolcirla a priori che non si sa mai. “Api frizzole?” Le chiedo infine, porgendole il sacchetto. “Anzi sai cosa? Tienile tutte. Io non ne volevo più.” Vorrei mordermi la lingua nel momento in cui pronuncio queste parole ma ormai è troppo tardi. Posso essere così stupido da cedere le mie caramelle a qualcun altro, solo perchè sono un combinaguai incallito? Dannato me. Mi prendo qualche attimo per racimolare un po’ di calma prima di esordire con qualcosa di diverso nel tentativo di spingere l’attenzione su di lei. “Quindi… cosa ci facevi qui?”


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