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cortile | privata

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    Nathaniel era uscito appena finite le lezioni, aveva mollato la cartella nel sottobanco dell'ultima aula che aveva frequentato ed era filato dritto dritto in cortile. L'aria fresca non lo disturbava affatto, il maglione grigio era sufficiente finché c'era il sole. Fuori c'era gente ma non un'invasione. Aveva acchiappato un tassorosso del suo anno per chiedergli < Gli appunti di erbologia. Dai, mi sono addormentato solo cinque minuti, ho perso un paio di pagine e non di più. Non posso chiedere sempre agli stessi, la prof prima o poi si accorge. Mi ha messo tra i suoi osservati spe…> Una testa biondissima era passata poco lontano distraendolo dalla conversazione. Ci aveva posato gli occhi color ghiaccio addosso ed aveva sollevato il mento per seguirne la direzione piantando lì la frase a metà. Un sorriso scaltro gli toccò le labbra < Scusa, mi sono ricordato di una cosa. Vado ma, ci vediamo dopo eh.> Aveva lanciato un'occhiata al tasso e gli aveva mollato una pacca su una spalla prima di allungare il passo verso i prati. La giornata era bella anche se fresca. L'erba era tornata ad essere verde dopo l'inverno pesante e lento. Da dove si trovava lui vedeva il terreno scendere verso valle fino alla capanna del guardacaccia dal cui camino usciva uno sbuffo di fumo. Dietro a questa c'era l'orto della scuola con le sue piantine ed oltre ancora la foresta proibita. Il battitore infilò le mani in tasca lasciando i pollici fuori e proseguì spedito, tentando di raggiungere la ragazza con la coda che lo precedeva lungo la strada < Archer!> La chiamò tentando di affiancarla < È quasi strano vederti fuori, niente biblioteca oggi? > Il sorriso ampio e lo sguardo furbo aspettavano una risposta da parte sua, mentre i passi rallentarono lentamente fino a prendere il ritmo di una passeggiata tranquilla. Lo sguardo si spostò dalla ragazza alla capanna del guardiacaccia e ritorno < Senti... stavo andando a controllare una cosa, una specie di esperimento per erbologia. Vieni con me? Scendiamo solo fino alla capanna della Walsh, più o meno.> Aveva sfilato le mani di tasca e le aveva sollevate entrambe mostrando i palmi < Non ci avvicineremo alla foresta, promesso. > Fece ricadere le braccia lungo i fianchi, rilassato < Penso potrebbe piacerti, tutto sommato. E potresti dirmi la tua, a riguardo. > Alzò le sopracciglia in un'espressione divertita e curiosa. Si avviò allungando leggermente il passo ed abbandonando il sentiero per tagliare giù dalla discesa lungo il prato umido, l'erba era scivolosa. Nathaniel fece qualche passo con le sue lunghe falcate badando a non cadere e poi si girò per cercare Cassandra dietro di se ed attenderla, eventualmente, prima di proseguire.

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    « MEZZA VEELA - VI ANNO - CORVONERO - CLUB DEL GIORNALINO »

    Le lezioni erano trascorse in fretta ed erbologia, quella mattina, era stata più teorica del solito. Avevo diligentemente preso gli appunti necessari e, quando la lezione fu terminata, mi diressi nel giardino. Volevo approfittare dell’insolito bel tempo che ben illuminava il cielo sopra Hogwarts ed Hogsmeade. I tiepidi raggi che sapevano di primavera erano estremamente piacevoli da sentire contro la pelle e riuscivano a placare l‘animo più lunatico e capriccioso che faceva parte della mia natura.
    Avvolta nel mio mantello nero e blu, camminai con tranquillità lungo quella distesa verde, che faceva risaltare il mio essere come se insieme a quel paesaggio formassi l'incastro perfetto. Un dipinto in grado di togliere il fiato. Rallentai il passo, socchiudendo leggermente gli occhi, respirando a fondo quell‘aria che trascinava con sé il profumo dell‘erba bagnata, focalizzando il mio udito sui primi canti degli uccellini che melodiosi risuonavano qua e là. Un ascolto che venne ben presto interrotto da un richiamo. Archer. Qualcuno mi stava chiamando e quel qualcuno non era nessuno di nuovo. Voltai lentamente il busto in sua direzione, scaraventando contro la figura di Nathaniel i miei limpidi occhi azzurri, dentro cui sembrava essere stata racchiusa l‘intera volta celeste.
    < Blake. > Salutai con tranquillità, regalandogli un sorriso tenue ed appena timido. < Non direi strano… In realtà amo molto questi giardini, più della biblioteca. > Risposi, sollevando leggermente le sopracciglia, un poco sorpresa da quella sua osservazione. Non aveva totalmente torto. Il periodo invernale era stato particolarmente grigio e piovoso, per cui le occasioni per uscire erano state limitate anche per me. Il poter essere lì in quella giornata, tuttavia, mi aveva messa di buon umore, cancellando la mancanza che avevo avvertito. < Piuttosto… Vedo che ti sei svegliato. Dormito bene? > Gli chiesi con una punta di divertimento che andò a sporcare il mio tono di voce. Gli rivolsi un’occhiata più lunga, studiandolo per qualche istante, riprendendo poi a camminare in tranquillità. Lui mi affiancò tenendo il ritmo che dettai silenziosamente, senza fretta. Quando tornò a parlare, mi ritrovai ad aggrottare le sopracciglia, assumendo un’espressione piuttosto confusa. < Un esperimento di erbologia. Tu? > Ripetei, andando poi ad indicarlo. Lo guardai con diffidenza, chiedendomi dove fosse la fregatura. Guardai verso la capanna del guardiacaccia con fare pensieroso, stringendomi nel lungo mantello scuro. < Se mi prendi in giro, entro nella torre di Grifondoro e do fuoco al tuo letto, hai capito? > Feci, arricciando leggermente le labbra. Non ero sicura di cosa volesse farmi vedere, ma sapevo non fosse un ragazzo cattivo, o almeno era quello che mi piaceva pensare. Era solo un po’… Grifondoro. Aveva senso?
    Lo guardai con incertezza e poi sospirai pesantemente, iniziando a seguirlo. Lo vidi compiere grandi falcate, percorrendo la discesa erbosa velocemente e senza problemi, fermandosi alla fine della stessa. Incerta, mi aiutai silenziosamente con la magia da mezza Veela per tenere l’equilibrio mentre percorrevo quel tratto estremamente scivoloso. Raggiunsi rapidamente il Blake e lo affiancai, sistemandomi velocemente i capelli lunghi e biondissimi. Sollevai lo sguardo verso di lui. Era terribilmente alto.
    < Andiamo? > Chiesi, muovendomi verso la capanna del guardiacaccia ormai abbastanza vicina.

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    Edited by Nebula- - 6/6/2023, 11:08
     
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    Nathaniel teneva i suoi occhi blu inchiodati alla figura minuta di Cassandra ed il sorriso sagace ad inclinargli leggermente le labbra. Rispose all'annotazione sul suo riposino in tono divertito < Bene sicuramente, ma non ho proprio dormito, dai. La lezione di oggi era una noia invivibile. Un omicidio. Mi sono perso giusto due frasi, ne sono sicuro. > Non era nemmeno l'unico ad essersi perso via durante la spiegazione, benché questo non fosse un alibi valido, dimostrava almeno che la lezione era stata davvero noiosa. Fece la sua offerta alla mezza veela, invitandola a quella piccola escursione nei giardini, che li avrebbe portati fino all'orto. Alzò le mani davanti al dito che lei gli puntò contro < Davvero. È una cosa molto semplice che penso piaccia a tutti. E se non ti soddisferà potrai dar fuoco al mio letto. > Portò le dita al petto, là dove doveva sentir battere il cuore, con aria fintamente tragica, nemmeno fosse stato ferito a morte. Dopo un istante però la guardò furbescamente sciogliendo la posa e puntando, con i piedi, la discesa del prato < Ma, ciò implica che tu debba entrare in camera mia. Lo sai, vero? > Scese lungo il prato con passo deciso e pronto, si era voltato per accertarsi che Cassandra non avesse rischiato di cadere. Si stupì di trovarla così vicina e perfettamente in equilibrio. Fu lei a spronarlo a proseguire e lui a seguirla. La strada non era tanta, Nathaniel rallentò il passo dando forma ad una tranquilla passeggiata. Erano ancora sotto i tiepidi raggi del sole, accarezzati dalla brezza. La foresta proibita era più vicina e maestosa. Qui e là qualche altro studente si godeva il momento. Loro deviarono tra il sentiero ed il prato mentre si dirigevano verso l'orto della scuola. Lo spazio coltivato non era poi così grande ma tra le aiuole ve n'era una coperta da una piccola serra che spiccava particolarmente. < Ci siamo! > Archetti di fil di ferro erano piantati sopra ad una lunga striscia di basse piantine così fitte da sembrare una striscia di prato. Sopra a tutta questa striscia, sorretto dagli archetti, correva un telo di qualche materiale bianco lattiginoso. Lo stratagemma sembrava funzionare, una sottile condensa si fermava sul telo e le piantine sottostanti erano più rigogliose che mai. Nathaniel si guardò intorno con occhiate rapide ed attente < Bene, non sembra esserci nessuno. > Si avvicinò al telo, si accucciò e lo scostò rivelando piante di fragole < Vedi? Le ho viste piantare. Il giorno dopo dalla professoressa di erbologia ho recuperato un fertilizzante che accelera la crescita della frutta. Una cosa un po' speciale che aveva nell'armadio…e direi che il mio esperimento non è male. > Scostò le foglie più grandi mostrando un paio di fragole mature. Ne staccò una dal picciolo e allungò il braccio verso Cassandra tenendo il frutto tra le dita < Dai, dimmi com'è.> L'incalzò curioso.
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    Feci roteare gli occhi chiari con leggerezza nel sentire la sua risposta, sebbene le mie labbra non mostrarono fastidio, quanto più un leggero divertimento. Nathaniel era sempre il solito. Non importava quanti anni fossero passati da quando avevamo iniziato a frequentare Hogwarts, il suo giocoso ma schietto modo di fare suonava sempre piuttosto singolare alle mie orecchie. < La lezione di oggi è stata un pochino stancante anche per me. > Confessai con un breve sospiro. Ero abbastanza sicura che ciò non fosse dato dalla lezione in sé, o forse lo era solo in parte. La mia reale distrazione era stato il bel tempo che aveva pervaso i giardini, stuzzicando il mio istinto di mezza Veela che aveva sentito la necessità di uscire. Tenere la concentrazione non era stato affatto semplice. Ascoltai le sue parole in un moto incuriosito ed appena perplesso quando lui avanzò quelle considerazioni. Qualcosa che piaceva a tutti? Corrugai leggermente le sopracciglia, abbassando le braccia per lasciarle stese lungo i fianchi. Sollevai le sopracciglia quando lui fece riferimento al suo letto e poi sottolineò il dover entrare in camera sua. Ovviamente avrei dovuto se avessi voluto dargli fuoco. Arricciai leggermente le labbra carnose, avvertendo del calore iniziare a spargersi con delicatezza sul mio viso.
    < Lo so. Me lo fai notare perché hai qualcosa da nascondere? > Domandai con una punta di imbarazzo nel tono di voce. Forse ero io ad aver inteso male. Probabilmente niente di strano si nascondeva dietro le sue parole. Scivolammo lungo quella discesa senza cadere e il movimento veloce ma controllato mi portò un po’ più vicina a lui. Riprendemmo la distanza che c’era precedentemente quando lo spronai ad andare avanti e silenziosamente lo seguii guardandomi attorno. La foresta proibita era vicina ed ombrosamente affascinante come sempre. Deviammo dal normale sentiero per raggiungere l’orto della scuola e nel sentire l’esclamazione entusiasta del Grifondoro, sollevai un po’ il capo, scoccandogli un’occhiata curiosa. Il mio sguardo tornò sull’orto e sul telo lattiginoso che era entrato nel mirino di Nathaniel. Mi avvicinai a lui, rimanendo in piedi, guardandomi attorno con aria un filo preoccupata. < Non credo dovremmo rubare dall’orto… > Inizia a dire, stringendo leggermente le labbra carnose. Incuriosita lo guardai alzare il telo per scoprire le piantine di fragole ed ascoltai la sua storiella, sbuffando un sospiro vagamente divertito. Scossò leggermente il capo, allungando la manina per afferrare la fragola. Ero piuttosto golosa, a dirla tutta, e le fragole rientravano nella mia personale categoria “frutta preferita”. Osservai il frutto e gli diedi una veloce pulita, strisciandolo contro la mia maglietta. Lo assaggiai subito dopo, avvertendo subito la dolcezza del frutto maturo che presto avvolse la mia lingua, spargendosi nella bocca. < Uhmmm! > Feci con un sorriso che presto piegò le mie labbra. < Sono buone! Molto dolci! > esclamai dopo aver mangiato il frutto. Mi avvicinai a lui, accucciandomi al suo fianco per prendere un’altra fragola. < Prova. > Lo invitai, porgendogli quella dolcezza rossa mente gli rivolgevo un sorriso tranquillo. < Vista la tua avversione per erbologia, non mi aspettavo… > Indugiai un momento e poi sorrisi, più timida. < Questo. > Ridacchiai piano, stringendomi un pochino nelle spalle, rubando un’altra fragola, stavolta per me. Ero certa avrei potuto farne una scorpacciata, ma avrei dovuto trattenermi e non solo perché quello era l’orto della scuola, ma anche perché non volevo farmi venire il mal di pancia.

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