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    Corvonero
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    CASSANDRA ARCHER

    « MEZZA VEELA - VI ANNO - CORVONERO - CLUB DEL GIORNALINO »

    Quella che si era stagliata su Hogwarts non era che una giornata come tante, fatta di volti e luoghi che si ripetevano giorno dopo giorno. Mutavano solo i gesti e le parole, ma la sostanza rimaneva pressoché la stessa. La routine scolastica che cercava di mantenere una sorta di normalità nonostante la guerra in corso, non mi disturbava troppo, non finché mi veniva lasciata la possibilità di uscire almeno nei giardini della scuola. Un’azione che era risultata impossibile per quella giornata. Le nubi scure che si erano affacciate sul castello quella mattina avevano iniziato a riversare pesanti gocce di pioggia su tutto il suolo di Hogwarts e dintorni, permettendomi di ammirare l’esterno solo da lontano, lasciandomi un sentore di malinconia attaccato alla pelle del chiarore della luna. Un po’ tristemente, avevo riportato la cartella in sala comune e poi ero scesa in biblioteca, dove speravo di trascorrere il pomeriggio in tranquillità, lontana dalle assillanti voci che erano solite rincorrermi come fantasmi. Giunta in biblioteca, un vago mormorio si sollevò e qualche testa si alzò, puntando in mia direzione. Ero ormai abituata all’effetto che involontariamente provocavo sulle persone, ma a distanza di anni avvertivo comunque un leggero imbarazzo affiorare nel mio petto nel sentire addosso tutti quegli sguardi. Li ignorai e con passo felpato mi diressi verso il reparto di magia avanzata, alla ricerca di qualcosa che potesse stuzzicare la curiosità del mio intelletto. Invogliata a cercare per trascorrere il mio tempo, iniziai a far vagare lo sguardo che pareva racchiudere la volta celeste sui titoli dei libri. Di tanto in tanto muovevo leggermente il capo, sollevandolo o abbassandolo per provare a leggere meglio, facendo ondeggiare di conseguenza i lunghi ed ondulati fili dorati che componevano i miei capelli. < Oh…! > Un’esclamazione leggera come il soffio del vento sfuggì alle mie labbra carnose. Un titolo aveva finalmente attirato la mia attenzione. Mi avvicinai allo scaffale e mi sollevai sulle punte dei piedi, cercando di allungarmi per prendere il libro che avevo adocchiato. La mia statura minuta, ahimè, in questo caso non era affatto un vantaggio.
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  2. @lemon
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    Kim |
    Seojun |
    VII anno |
    serpeverde |
    purosangue |
    scheda |
    « È forte il tuo richiamo ma non mi catturerà. »
    A Seojun la pioggia non dispiaceva. La trovava rilassante, e gli faceva venir voglia di bere una bevanda calda. Come una cioccolata o una tisana. Così quel pomeriggio si era fatto preparare dagli elfi un té alle erbe, che sua madre gli aveva spedito, prima di recarsi in biblioteca per fare una ricerca. Ricerca che serviva al compito che avrebbe dovuto consegnare nei giorni seguenti. Aveva preso posto accanto ad una notevole vetrata, in modo da godersi lo scorrere delle gocce di pioggia sul vetro. Di fianco alla pergamena aveva poggiato la tazza, ancora piena e fumante, da cui avrebbe poi bevuto un sorso prima di iniziare a scrivere con una penna stilo. La biblioteca era ricolma di studenti e studentesse, alcuni si trovavano lì per colpa del brutto tempo, altri perché dovevano svolgere anche loro dei compiti. E altri semplicemente perché volevano leggere qualcosa. A Seojun piaceva da morire la biblioteca, specie quando non c'erano troppe persone ed era tranquilla. Di certo non in quel momento, in cui il serpeverde anche non volendo aveva chiaramente udito un mormorio generale. Ma a che cosa era dovuto? Per caso era entrato il preside? Seojun si era fatto prendere un po' dalla curiosità ed aveva alzato lo sguardo, notando un interesse generale verso qualcuno che però si trovava alle spalle del serpeverde e che si stava dirigendo verso uno scaffale posizionato non molto lontano dal tavolo in cui era seduto. Seojun aveva mosso lateralmente la testa notando la figura che tutti stavano osservando. Il suo primo pensiero, istintivo, fu che bella. Ma no! Cosa andava a pensare? Corrugò la fronte e scosse la testa, tornando ad osservare gli altri. E una domanda preoccupante si palesò nella sua testa. Perché la fissano tutti così? Avrebbe dovuto non immischiarsi, perché non erano per niente affari suoi e sicuramente sarebbero nati problemi su problemi. Però. Però non poteva nemmeno lasciarla in balia di tutte quelle persone che sembravano pronte a qualsiasi cosa per lei. Per questo aveva deciso di alzarsi e di avvicinarsi mettendosi alle sue spalle, tenendo una mano dentro la tasca della divisa e portando l'altra ad afferrare il libro che la ragazza non riusciva a prendere. Lo aveva girato, leggendo il titolo prima di portare il suo sguardo su di lei, dovendo abbassare la testa per quella differenza d'altezza. Porgendo quel libro era rimasto in silenzio ad osservarla accuratamente. Aveva un'aria così..surreale. Perciò doveva restare razionale. Fai uno strano effetto alle persone. Aveva mormorato, fissandola seriamente e lasciandole quel libro per tornare al proprio posto. Si sentiva addosso non poche occhiatacce. Eccoli, appunto, i problemi. Per tutta risposta, aveva lanciato uno sguardo gelido ai presenti, zittendoli e finendo per sedersi al proprio tavolo.

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    CASSANDRA ARCHER

    « MEZZA VEELA - VI ANNO - CORVONERO - CLUB DEL GIORNALINO »

    Erano passati ormai anni dalla prima volta che mi ero sentita addosso sguardi del genere e sebbene inizialmente li avessi trovati strani e fastidiosi, ora, a distanza di molto tempo, ci avevo fatto l’abitudine. Era solita sentirmi osservata fin nei minimi dettagli, sentire i bisbigli attorno a me, senza sapere davvero cosa pronunciassero le labbra che tanto desideravano muoversi a causa mia. Ne avevo un’idea. Non desideravo approfondire. Sarebbero state comunque le solite frasi, udite e ribadite fino a non procurarmi più alcun ver sentimento.
    Fu forse per quella ragione che non mi sorpresi troppo nel sentire qualcuno avvicinarsi. Non osai voltarmi. Sperai che chiunque fosse non avesse intenzione di tentare un approccio. Non perché non fossi socievole, semplicemente non provavo alcun desiderio di ricadere nelle solite e noiose interazioni. Con un movimento fluido del corpo mi allungai, cercai lo slancio per tentare di afferrare quel maledetto libro, ma il mio sforzo fu vano. Una mano grande e sicura superò la mia senza problemi, afferrando quel complesso di fogli ben rilegati prima di me. Sulla copertina rigida e dalle tonalità bluastre di quel tomo, spiccava in caratteri gotici il titolo:
    "Magia avanzata: incantesimi senza bacchetta."
    Corrugai leggermente le sopracciglia, tornando a poggiare l’intera pianta dei piedi a terra. Mi voltai verso chiunque avesse preso l’oggetto dei miei desideri, ritrovandomi davanti la parte superiore della divisa di Hogwarts, dove spiccava lo stemma di Serpeverde. Era un ragazzo. Ed era alto. Fui costretta a sollevare il capo per tentare di colmare la differenza di altezza che intercorreva tra noi e mi ritrovai a spalancare gli occhi azzurri nel riconoscere chi avessi davanti. Era il nuovo arrivato, colui che aveva già fatto parlare i corridoi di sé. Tanto prestante da essere già titolare della squadra di Quidditch, abbastanza intelligente da essere anche un membro del club di scacchi. Sufficientemente interessante ed inarrivabile da aver catturato già l’attenzione di studenti e studentesse.
    Il gesto gentile con cui mi porse il libro fu qualcosa di inaspettato e piacevole. Non era cosí che funzionava, di solito. Stupita, allungai delicatamente le mani verso di lui, prendendo il libro e schiudendo le labbra carnose. < Grazie. > Gli donai sussurro dalle note basse e calde, udibili solo a lui. Un sentito ringraziamento per la semplicità di quell’azione. Le mie labbra si curvarono leggermente verso l’alto, mostrando un sorriso a labbra chiuse gentile e educato.
    Il suo mormorio spezzò l’atmosfera, riportandomi alla realtà che ci circondava.
    Ah.
    Naturalmente, le azioni altrui nei miei confronti scaturivano degli effetti in chi era nei nostri dintorni. Il Serpeverde si era procurato un certo numero di occhiatacce da parte di diversi studenti. Invidia, odio, gelosia, erano solo alcuni dei sentimenti che erano soliti tormentarmi. Il rendermi conto del resto non mi diede il tempo di rispondere al coreano, che già stava tornando al suo posto. Strinsi a me il libro e guardai incerta la sua schiena mentre tornava a sedersi. Il regale gelo con cui si rivolse silenziosamente agli altri fu sufficiente a distogliere l’attenzione da me. Le occhiate divennero discrete, quasi come se alcuni temessero lo sguardo del battitore.
    Mi mossi silenziosamente in sua direzione. Il tavolo a cui sedeva era sufficientemente grande ad ospitare un piccolo gruppo di persone.
    < Credo sia perché sanno che faccio parte del giornalino scolastico, anche se viene scritto anonimamente, esserne il referente fa un “certo effetto”… > Gli sussurrai leggera, mantenendo un tono rispettosamente basso per non disturbare nessuno oltre a lui. Gli indicai un posto libero, oltre una sedia vuota che avrei lasciato tra noi per non invadere eccessivamente il suo spazio. < Posso sedermi qui? > domandai, attendendo il suo consenso prima di muovermi per prendere posto. I Serpeverde erano spesso degli ottimi repellenti per tenere lontani persone indesiderate, questo però non significava che fossero per forza ben disposti nei miei confronti.
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