Nessun uomo è un'isola

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    « ALBUS PERCIVAL WULFRIC BRIAN SILENTE - HOGWARTS' HEADMASTER »

    Un messaggio in codice che si sarebbbe disintegrato dopo poco, sarebbe arrivato ai membri della confederazione o loro sostituti. L’avanzata di Grindelwald e la sua opera di persuasione, aveva svuotato i seggi della Confederazione ma c’era chi per curiosità o convinzione, ancora prendeva parte agli sporadici congressi. Silente aveva richiesto un incontro a seguito delle ultime tragiche notizie provenienti dal mondo babbano e magico. Non era solo per la volontà di aggiornare i presenti che voleva quell’incontro, ma per la necessità di sapere a che punto era l’avanzata di Grindelwald nella mente dei presenti: i membri della confederazione erano ancora con loro o si sarebbero allontanati come gli altri?
    «Ministri, emissari, auror.» Salutò i presenti con quel saluto generico, riservando una veloce occhiata alle persone sedute nei seggi di quell’aula a semicerchio immersa nella natura. Un incantesimo di protezione li rendeva invisibili al mondo e ai nemici. Solo i possessori dell’invito avrebbero potuto raggiungere il posto segreto in cui si sarebbero incontrati. «Ringrazio chiunque abbia accolto questo invito, affrontando i pericoli che imperversano per raggiungere questo posto.» Il coraggio necessario per un incontro come quello non era da sottovalutare. Il mondo non era più un posto tranquillo. Forse non lo sarebbe più stato. «Avrete già notato che molti posti sono vuoti.» Indicò alcune delle sedute storiche ormai vuote. Italia, Germania, adesso Polonia. Da qualche altra parte, Grindelwald riuniva quelle persone con promesse fasulle.
    «La Polonia babbana è stata vinta. Germania e Russia si sono divise il bottino e penso non sia necessario dirvi chi si cela dietro le mosse dei capi di stato babbani. Del ministro magico polacco adesso non si hanno più notizie. L'ideale sarebbe formare una squadra speciale da infiltrare nel paese per avere notizie migliori di quelle che ci sono sopraggiunte finora.» Probabilmente molti erano stati già avvertiti di quella notizia così drammatica. Lo era senz’altro. Il mondo magico e babbano, per quanto separati, non lo erano affatto. La realtà dell’uno specchiava quella dell’altro. «Grindelwald sta approfittando della guerra babbana per riorganizzare le sue alleanze. Persino nei nostri ministeri è stato instillato il seme del male, pronto a sbocciare appena ce ne sarà l’occasione.» Talpe, ce n’erano ovunque, persino all’interno della sua scuola, ne era certo ed illudersi non fosse così sarebbe stato sciocco. «E’ per questo che dobbiamo agire.» Aveva rimuginato a qualcosa, pensato ad un piano che potesse portarli ad una posizione vantaggiosa. Avrebbe proposto ai presenti di aiutarlo, dopo aver prima conosciuto le loro posizioni politiche a quel punto della storia. «Quali informazioni portate dai vostri paesi? Quali sono le vostre posizioni?»

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    Edited by high voltage - 29/9/2022, 17:12
     
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    Edward Lionel Hais

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    Non avrebbe mai perso l‘occasione di presentarsi ad un incontro della Confederazione Internazionale. Quando gli era arrivato il messaggio in codice, si era mobilitato immediatamente per spostare i vari impegni e raggiungere in totale sicurezza e riservatezza il luogo designato.
    Sapere come erano messi gli altri stati e quale fossero i piani aveva indubbiamente la priorità rispetto a qualsiasi altra cosa. Dunque, una volta giunto e mostrato l’invito, era entrato nella camera incantata ed si era seduto al suo posto, chiuso in un rigoroso silenzio dove si erano visti solo gli accenni di un saluto cortese e generale.
    Aveva notato Silente, naturalmente, e lo aveva anche riconosciuto. Sarebbe stato estremamente sciocco non farlo, ma non gli disse nulla. Si limitò a guardarlo con serietà, facendo scivolare di tanto in tanto lo sguardo sui posti che venivano occupati man mano, concentrandosi però maggiormente invece su quelli che rimanevano vuoti. Qualcuno si era schierato, qualcuno invece era scomparso, forse era rimasto ucciso. Necessario era prendere delle contromisure.
    Lanciò un breve sguardo al fratello minore che gli era seduto affianco, ma non gli rivolse parola. La voce di Albus Silente si fece udire subito dopo che le presenze si fossero confermate quelle che erano. Il discorso filò senza interruzioni fino a che non vennero poste quelle domande, solo allora si sollevò un breve borbottio qua e là. Il Ministro Francese si schiarì la voce.
    « Come ben sa, Preside Silente, la situazione in Europa è critica. » commentò con tono sicuro. « Varsavia è caduta e si temono gli sviluppi che verranno nei prossimi giorni. Grindelwald sta approfittando del caos babbano per insediarsi maggiormente nel mondo magico. » premette brevemente le labbra l’una contro l’altra. « Anche in Francia ci sono stati molti disordini. I maghi oscuri attaccano le città, cercano nuovi maghi tra le loro fila, e chi si oppone, viene ucciso. » si guardò brevemente attorno, poi tornò a puntare lo sguardo sul Preside di Hogwarts. « Abbiamo aumentato le misure di sicurezza a Beauxbatons. È una scuola grande, più di Hogwarts, non possiamo rischiare di mettere in pericolo gli studenti… Ma Grindelwald, ha molte risorse. » la mano si strinse in un pugno. « Probabilmente alcuni saranno di idee differenti, ma abbiamo deciso di legalizzare le maledizioni senza perdono, almeno per chi avrà il permesso speciale durante questo periodo di guerra. Grindelwald ed i suoi sostenitori non si sono fatti scrupoli ad uccidere nemmeno i bambini, intendiamo contrastarlo con ogni mezzo possibile. »
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    Guardai l'ora sull'orologio che avevo estratto dal taschino. Fra esattamente 2 minuti sarebbe apparsa la passaporta che mi avrebbe condotto alla Confederazione Magica Internazionale, la MIC. A convocare l'assemblea era stato Albus Silente. Finalmente, aggiungerei.
    Grindelwald aveva iniziato a muoversi con sempre maggiore libertà, e dalle notizie che c'erano arrivate dal continente europeo, sembrava che i governi degli Stati non avessero un piano univoco per affrontare l'emergenza. Inarcai un sopracciglio, pensando tristemente che era un atteggiamento tipico degli Europei, così testardamente legati alla sovranità nazionale dei loro piccoli regni, monarchici o repubblicani che fossero.
    Ecco che mi si materializzò davanti un vecchio cappello dalla falda larga. Non esitai ed una volta afferrato venni risucchiato dal vortice magico spazio temporale che mi avrebbe portato a destinazione.

    Arrivato alla radura, entrò nel cerchio di pietra che delimitava l'area protetta dove sorgeva la struttura ad anfiteatro che ospitava l'assemblea della MIC. Prima che Silente possa aprire le danze, mi permisi di prendere la parola, - Chiedo scusa a nome della Presidente Addams per la sua assenza. dissi guardando tutti i presenti. Pochi. Molti dei seggi erano vacanti, prevedibilmente quello della Germania. Quel viscido verme di Vogel non aveva perso tempo a schierarsi con quello che doveva essergli sembrato il più forte.
    - Generale Artemio Baltasar Cervantes Murillo, rappresento qui oggi il MACUSA. Mi presentai poco dopo, prima di accomodarmi nel seggio assegnato agli States.
    Ascoltai con molta attenzione il discorso con il quale Silente aprì la discussione. Dalle parole del preide di Hogwarts, constatai che la situazione era ben più grave di quella che le nostre fonti ci avevano disegnato. Mi passai una mano sul volto, mentre con l'altra continuavo a scarabocchiare nomi e fatti sul foglio di pergamena che avevo davanti. «Grindelwald sta approfittando della guerra babbana per riorganizzare le sue alleanze. Persino nei nostri ministeri è stato instillato il seme del male, pronto a sbocciare appena ce ne sarà l’occasione.»
    Sollevai lo sguardo, incrociando per un secondo soltanto, quello limpido di Silente. Non aveva detto niente di nuovo, nulla di non previsto o sorprendente. Che spie doppiogiochiste fossero un po' ovunque era un rischio calcolato, d'altronde della loro basilare funzione ne aveva già parlato Sun Tzu nel suo saggio “l'arte della guerra”, e allora Cristo non era ancora arrivato su questa Terra.
    Ciò che mi turbò nel sentire quelle parole, fu pensare a mio figlio, Josè. Lui non era una spia, no... lui aveva scelto di schierarsi dalla parte del male per altri motivi che forse non c'entravano davvero nulla con quello che Grindelwald andava predicando come un Messia d'odio. No... Serrai la mascella, consapevole che la colpa fosse mia. Quanto avrebbe dovuto sbagliare prima di capire e ritornare sui suoi passi? Non volli pensarci.
    Fu il turno del Ministo Hais, Ministro francese di prendere la parola. Ascoltai in silenzio e con attenzione anche lui. I Francesi avevano da sempre un'ossessiva paranoia nei confronti del pericolo che la Germania potesse costituire per loro ed il resto d'Europa. Dopo la passata guerra poi, quella paranoia era diventata estenuante, talmente estenuante da autorizzare la legalizzazione di maledizioni messe al bando per la sicurezza di tutti.
    Conoscevo la guerra, ed ero consapevole di come le regole del vivere civile potevano essere schiacciate o messe da parte in casi di estrema necessità. Conoscevo così bene tale prassi che ne ero terrorizzato. I rischi di tali politiche doveva essere ben soppesati. E soprattutto, era necessario agire di concerto. Ma gli europei erano estremamente restii a mettersi in discussione ai fini della cooperazione.
    Toccò a me prendere parola, quindi mi alzai e mi schiarii la gola. - Com'è ben noto, il MACUSA opera in maniera indipendente rispetto al governo dei NoMag. Le nostre regole erano davvero molto rigide rispetto alla convivenza con chi non aveva a che fare con la magia. Anche questo ormai lo sapevo fin troppo bene... - A differenza di quest'ultimo non abbiamo intenzione si starcene con le mani in mano mentre i nostri fratelli e sorelle oltre oceano muoiono per i capricci di quel pifferaio magico di Gellert Grindelwald e di coloro i quali hanno appoggiato la sua crociata fraticida. continuai voltandomi verso gli altri presenti, - Abbiamo i mezzi e gli uomini. Non esiteremo a metterli a disposizione di un piano corale per fermare quel pazzo. A mio avviso, non c'era tempo da perdere. Bisognava pianificare assieme, ponderare sul da farsi con saggezza, certo, ma con velocità.
    - Nei limiti della legalità, che intendiamo perseguire fin quando non sarà strettamente necessario il contrario. conclusi guardando Albus Silente, prima di rimettermi a sedere.

     
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    Edmund
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    Edmund Hais era una figura slanciata e solida a fianco del fratello Edward. Eppure erano in rappresentanza di due paesi diversi con politiche, a tratti dissonanti, nonostante il fine comune. Era arrivato anche lui tramite passaporta, sfilando tra i presenti in un silenzio cortese, durante il quale si limitò a qualche cenno di saluto mirato. Si era accomodato riservando alla riunione un'espressione severa ma non buia, attenta ma non tesa. Aveva lasciato parlare prima i rappresentanti più eminenti valutando gli intenti. La sua attenzione era lungamente girata tra Silente e Cervantes perché, naturalmente, conosceva le intenzioni ed i pensieri del ministro Francese più di tanti altri. Alla fine però qualcosa aveva anche lui sa esprimere. Si alzò in platea passando una mano sulla giacca così da riordinarla < Porgo i saluti a questa assemblea. Per chi non mi conoscesse ancora sono Edmund Hais, capo ufficio per la cooperazione magica intenzione Inglese. > Un accenno di inchino alla platea < E' chiaro che l' intento dell'assemblea è quello di fare il punto della situazione e verificare se è possibile una linea d'azione comune e, naturalmente, la Gran Bretagna è qui per fare la sua parte. Possiamo anche incaricarsi di coordinare gli sforzi se l'assemblea lo ritenesse utile. > Inspirò facendo un breve pausa durante la quale ricambiò lo sguardo degli stranieri cercando conferma nella loro espressione prima di proseguire < Ma la verità è che non possiamo fermare Grindewald ora, ne raggiungerlo. Lui ci fa una guerra di logoramento annidandosi qui e là. Decimando le nostre fila dall'interno e dall'esterno. Prende di mira i cittadini. Chi non ha saputo dell'attacco ad Hogsmeade? E come li, ovunque nel mondo. Ci serve aiuto e ci servono informazioni. Andare a tentare di stanarlo adesso non ci porterebbe da nessuna parte. Lui sparirebbe come ha già fatto. > Parlò pacatamente ma il tono da serio andava a farsi tetro < Ci serve uno dei suoi fidati. Uno dei suoi luogotenenti che parli. Abbiamo bisogno di sapere gli intenti, i luoghi ed i tempi per tagliare la testa al serpente. E poiché lui usa i babbani, I NoMag, I senza magia, per spostarsi… forse sarebbe una buona idea fare il possibile chiudere la faccenda prima che lo statuto di segretezza venga violato. Abbiamo fretta, più fretta dei babbani, ma non possiamo agire finché siamo ciechi.
    Ed io, purtroppo non ho altre notizie da condividere. La sua presenza è chiara e diffusa ma i suoi mezzi troppo sfuggenti. >
    Passò rapidamente la mano sul pizzetto in un gesto dolorosamente meditativo e si sedette, nuovamente al seggio.

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    nome pg | Diana
    cognome pg
    | Johnson
    età | 26 y.o
    stato di sangue | nata babbana
    razza | strega
    occupazione | auror
    'Till the roof comes off, 'till the lights go out 'Till my legs give out, can't shut my mouth
    Il passo degli anfibi era pesante quanto lo erano i battuti del suo cuore.
    La situazione politica babbana e non veniva ampiamente descritta dalle prime pagine non solo della Gazzetta di cui era abbonata per scelta ma anche dai giornali venduti per le strade londinesi.
    Erano iniziate due guerre nello stesso periodo e Diana sentiva il dovere di provare a fermarne almeno una.
    Un avvicino fuor d'acqua in mezzo ai pezzi grossi dei vari Paesi, soliti a presenziare a questo tipo di riunioni.
    Il suo arrivo sarebbe stato percepito, pure, dalla scia di tabacco che la seguiva. L'odore dell'ennesima, doverosa, sigaretta, lo vestiva meglio dell'uniforme da Auror.
    Un cenno del capo a mo' di saluto avrebbe raggiunto chiunque incrociasse il suo sguardo.
    In piedi, appena fuori ad un cerchio immaginario che collocava dentro tutti i pezzi grossi della politica magica europea e non, rimaneva silenziosa a fare la guardia come il cane che era, in attesa che il peggio che aveva pensato si concretizzasse.
    Prima che il Preside potesse iniziare a parlare, ecco ergersi un uomo dai tratti latini che si presentò scusandosi per l'assenza del suo Presidente.
    Il nome che fuoriuscì dalle labbra del capo del MID le suonò familiare abbastanza da farle drizzare le antenne - e lo sguardo.
    Ma quanti sono?
    Il primo pensiero che ne conseguì.
    Ascoltò assorta come tutti il discorso di Silente, concordando su quanto detto e interessandosi in particolare alla questione del Primo Ministro Polacco.
    Se si doveva andare in giro a menare per aria la mazza bacchetta rischiando di morire ogni 3 secondi, perchè no?
    Il resoconto delle altre nazioni iniziava pian piano a scandire il tempo della riunione mentre Diana mentalmente storceva il naso e osservava questo o quell'altro mago.
    Il Ministro francese le era sceso sotto lo stivale da quando aveva legalizzato le Maledizioni senza Perdono, vien da sè che il discorso dell'americano lo ascoltò sì e no. Loro, con la loro pena di morte sicuramente non erano da meno.
    Europei poco inclini alla cooperazione? Got it!
    Sovranità nazionale? Got it!
    Su Grindelwald però, il Capo aveva ragione.
    Il problema vero è che davvero il pensiero di quel pazzo sembrava radicarsi ovunque, in qualsiasi casta, angolo del Regno Unito, casa.
    Perchè loro che erano nel giusto, sembravano così pochi rispetto ai cazzo di cattivi?
    Chissà come mai, poi, ancora una volta Diana si stupiva di quanto il mondo potesse far schifo, girare male, andare a puttane.
    La verità è che l'Hais inglese (?) aveva ragione, Grindelwald era un nome fatto di fumo, come quello che si dissipata pochi istanti dopo esserle fuoriuscito dalla gola.
    Arrestare un pezzo grosso di Grindelwald era un ottimo piano, oltre che ad un' ovvietà.
    Fosse stato facile, le celle di Azkaban sarebbero state già piene di quegli stronzi da tempo, insieme al loro burattinaio - o pifferaio, che dir si voglia.
    Nessun commento fuoriuscì per il momento dalla sua bocca, ma occhi giudicanti sarebbero calati su chiunque avesse preso parola, forte del suo ruolo marginale lì dentro.
    Oppure perché sapeva, da qualche parte, che cooperare era davvero l'unica opzione ma metabolizzare un fallimento che portava a chiedere aiuto, non sarebbe stato proprio così immediato.

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  6. c h a o s
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    Hyunjin
    Kim
    & Yoongi Kim

    24 purosangue occlumante ministeriale
    45purosangueocclumanteministro della magia coreana
    cS1Ycpw

    x021gPo
    Seduto al fianco del Ministro della magia coreana, se ne stava Hyunjin. Con un blocchetto ed una penna stilo tra le dita, la faceva volteggiare tra indice, medio ed anulare. In silenzio. Braccio destro del ministro, aveva il compito di prendere appunti e farsi un'idea generale di quell'incontro. Ascoltare e, solo con il permesso del ministro, prendere parola per dire la sua.

    Era stato impossibile ignorare quell'invito, un richiamo alla cooperazione, alle armi, alla guerra. Yoongi aveva osservato Silente parlare, poi era stato il turno di Edward, poi di Artemio ed infine di Edmund. Li aveva osservati tutti, uno dopo l'altro, impassibile. Chi diceva di agire con velocità, chi il contrario. Aveva atteso un momento di silenzio generale per parlare. Buon pomeriggio a tutti. Sono Kim Yoongi, ministro della magia coreana. E lui è Hyunjin. Aveva iniziato così, presentando entrambi. E poi aveva ripreso parola. Per chi non lo sapesse, la Corea babbana è al momento ad un punto critico. Il Giappone sta cercando in tutti i modi di cancellare l'identità della Corea come nazione. La continuità della nostra cultura ha cominciato ad essere illegale. La nostra lingua, bandita. E i coreani, costretti ad adottare nomi giapponesi. Sebbene lui non fosse un babbano, e non avesse parenti di quel mondo, un po' ne risentiva. Dopotutto, era un coreano orgoglioso. Ora. Grindelwald non ci ha toccati. Non ancora. Abbiamo reso legali le maledizioni senza perdono esclusivamente al personale qualificato. Qualsiasi segno di tradimento e corruzione sono, ad oggi, stati strappati alla radice. Non possiamo permetterci di usare mezze misure. In guerra non esistono. Si era rivolto a tutti i presenti, finendo per puntare gli occhi esclusamente sul preside di Hogwarts. Signor Silente, se mi permette. Le vorrei consigliare di blindare Hogwarts. Nessuno entra, nessuno esce. Nessun gufo parte. Nessun gufo arriva. Studenti. Rifugiati, ho sentito che ne avete accolti. Docenti. Stani chiunque lì dentro possa aver a che fare con Grindelwald, anche a costo di usare la tortura, e lo faccia parlare. O ancora meglio, lo usi a sua volta come spia. Intensifichi la protezione. Chiami gli auror a pattugliare il perimetro. Tamburellò le dita sul tavolo, accavallando una gamba e sistemandosi la giacca. Ricordiamoci che abbiamo a che fare con un uomo. Non un pazzo, né tantomeno un pifferaio magico. Non ingigantiamo il mito che non è. È solo un uomo. È carne. E può morire, come tutti. Ma come stanarlo? Aveva rivolto la domanda a tutti, pensandoci su. Di che cosa ha paura un vampiro, il signore immortale delle tenebre? Della luce, del sole. Allora propongo di smuovere l'opinione pubblica. Che si parli di lui. Che si mettano nero su bianco tutti i crimini che ha commesso, senza mezzi termini. Senza indorare la pillola. Facciamo capire alla gente che altro non è che un criminale. Che non è fumo. Che non esaudisce desideri. Che è un bugiardo. Esponiamo i suoi difetti. Le sue paure. Le sue debolezze. Instauriamo il dubbio, nei suoi seguaci. E alla fine sarà lui a venire da noi.

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    « ALBUS PERCIVAL WULFRIC BRIAN SILENTE - HOGWARTS' HEADMASTER »

    Ascoltò le parole del ministro francese, arreso ad una realtà a quel punto non evitabile. La paura spingeva sempre alla violenza. Accogliere i propositi dei governi lì presenti, non lo stupì: adeguarsi alla scelta di acconsentire alle maledizioni senza perdono era qualcosa di prevedibile. Non accettabile certo, ma scontato. La paura generava violenza che generava paura, in un vortice ingestibile ed imperituro. Solo la distruzione avrebbe posto fine a quel ciclo di terrore e il loro compito sarebbe stato quello di evitare una tale indegna fine. Il compito che si era prefissato Silente per sopperire alla mancanza di coraggio per uno scontro diretto contro Grindelwald, era trovare il modo di limitare i danni. «E’ chiaro che nonostante le divergenze d’opinione, i vostri governi stiano adottando una linea comune, ma posso affermarvi con assoluta certezza che non è con la violenza che Grindelwald verrà sconfitto.» Ne era certo più di quanto ognuno dei presenti potesse realmente comprendere. Aveva conosciuto Gellert e nonostante la distanza, percepiva ancora perfettamente i suoi pensieri, i suoi bisogni. Questo in qualche modo, sperava, avrebbe avuta una qualche rilevanza nella loro lotta di resistenza.
    «Lei ministro Yoongi, si sbaglia. Non è solo un uomo, nè un pazzo, generale Cervantes.» Replicò ai commenti dei presenti. Era quello l'errore comune commesso da ogni componente lì presente: credere Grindelwald fosse qualcosa di tangibile. Gellert era decisamente più di questo. Le sue abilità ed il suo carisma lo rendevano il più temibile mago di tutti i tempi.«Grindelwald è un’idea, e nessuna maledizione senza perdono riuscirà ad estirparla dalla mente dei maghi.» Si era insinuato nella mente dei più, coccolando le loro frustrazioni e promettendo futuri migliori. Quando i più si sarebbero resi conto dell'inganno sarebbe stato troppo tardi. «Ho già chiesto il supporto degli auror per la salvaguardia di Hogwarts. Il benessere degli studenti e quello dei rifugiati che ospitiamo sono la mia assoluta priorità. E’ per questo che ho chiesto agli auror di tenere un registro di coloro che richiedono asilo. Ovviamente accessibile soltanto a coloro che avranno le credenziali opportune.» Rispose al ministro coreano circa le sue perplessità in merito alla sicurezza della scuola. Avrebbe protetto Hogwarts con la sua stessa vita se ce ne fosse stato bisogno. «Lei signor Edmund ha ragione. Bisogna agire ed in fretta. Ma non possiamo farlo nel modo in cui lui si aspetta noi lo facciamo.» Aggiunse poco dopo riprendendo le parole del capo inglese per la cooperazione internazionale. Era chiaro: avrebbero dovuto agire secondo vie non convenzionali perché nonostante l'utilizzo delle maledizioni senza perdono, sarebbe stato comunque uno scontro impari. «A cosa credete ci porterebbe uno scontro diretto? E’ quello a cui ambisce. Il caos come manto sotto cui nascondersi.» Ed era quello il punto. Alibus aveva avuto modo di conoscere i desideri più reconditi di Gellert. Aveva provato ad arrivare a ciò che il mago oscuro desiderava senza ottenere successo. Era quello il motivo per cui aveva pensato ad un'alternativa.«Conosciamo tutti la leggenda dei tre fratelli e dei doni che la morte fece loro.» Esordí d'improvviso dopo un lungo silenzio con parole apparentemente scollegate dai loro propositi. Non lo erano affatto. «So cosa penserete: è una leggenda. E’ un’idea ed io non sono qui per convincervi del contrario. Ma posso assicurarvi che il potere a cui Grindelwald ambisce, è questo. E’ la morte che vuole governare.» Spiegò loro lasciando scivolare lo sguardo su ognuno dei partecipanti, persino coloro che testimoni attendevano in silenzio. «Quello che sto per chiedervi. avrà dell’impossibile, ma so per certo che potrà aiutarci. Portarci ad una posizione di vantaggio nei suoi riguardi. L’unico punto debole di Grindelwald è esattamente questo: una leggenda. E fargli credere che sia reale, che siamo noi ad avere quei doni, o che sappiamo esattamente dove andare a cercarli, potrà destabilizzarlo.» Un sogno, era quello che Gellert anelava. Illuderlo con un sogno era l'unica arma che possedevano.
    «Una squadra di ricerca. E’ questo che vi chiedo. Mettere insieme auror, guaritori, professori di nazionalità diverse. Una compagnia che possa pungolare l’interesse di Grindelwald e spingerlo a venire allo scoperto.»


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    Era rimasto in silenzio, ascoltando i vari pareri e le proposte che provenivano da persone di luoghi tutti differenti tra loro. Di tanto in tanto inarcava appena un sopracciglio, senza mostrare dissenso o assenso nei confronti delle varie opinioni che venivano pronunciate, ma solo l’interesse di sapere quali fossero le posizioni altrui e, nell’effettivo, fin dove Grindelwald si fosse spinto nei loro paesi. Riscontrò una linea simile e dura a quella del Ministro della Magia Coreano, per quanto riguardava l’utilizzo delle maledizioni senza perdono. Inarcò leggermente le sopracciglia quando Silente tornò a parlare. « Con tutto il rispetto, Preside Silente, per quanto alcune nostre misure possano essere criticate e risultare estreme, abbiamo il dovere di preservare la sicurezza dei nostri cittadini. Le scuole ed i rifugi non sono abbastanza grandi per ospitare tutti. I morti non smetteranno di esserci solo perché smetteremo di combatterlo apertamente. » si inumidì le labbra. « Grindelwald crede di poter controllare le nostre azioni tramite profitti e paura… Tuttavia, il cuore degli uomini non funziona in questo modo. » intrecciò le dita delle mani ed osservò silenziosamente i presenti, lasciando che il Preside riprendesse il suo discorso. La leggenda dei tre fratelli era un mito che conosceva chiunque, non si aspettava però che Grindelwald potesse covare una tale ambizione. Stirò le labbra in una linea dura, valutando la veridicità di quelle parole. Non era di per sé il pensiero che un mago tanto potente potesse avere tali desideri a sorprenderlo, quanto più lo spiattellarli insieme a quel piano su quel tavolo con tanta leggerezza. Davvero Silente provava così tanta fiducia in loro? Perché mai? Essersi presentati a quella riunione non significava essere dalla sua parte. Era un piano che poteva trasformarsi facilmente in una trappola, tutte le variabili non erano ancora state considerate. Scoccò un’occhiata impensierita nei confronti del fratello minore e poi tornò con lo sguardo sul Preside. Aveva atteggiamenti calmi e posati, rassicuranti. Ma l’aver rivelato con tanta facilità il piano poteva lasciar sottintendere una certa fretta. Non lo riteneva un piano cattivo di per sé, era solo pieno di buchi. « Come si assicurerà che andrà tutto liscio e che nessuno di noi o della squadra di ricerca intenda fare il doppiogioco? » le parole, dopotutto, rimanevano sempre e solo parole.

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    Lo sguardo del più giovane degli Hais rimase puntato su coloro che, man mano, prendevano parola. Era interessato ed attento, apparentemente tranquillo, anche se non imperturbabile. Reagì alle parole del ministro Coreano accigliandosi brevemente ma , di fatto, non commentò in maniera diretta e quando questi concluse il suo intervento, la sua fronte era nuovamente rilassata. La voce di Silente riprese vigore, la sua parlata regolare e ferma era quella di un buon politico. Edmund lo osservò occupare lo spazio, muoversi, guardarsi intorno mentre rispondeva ai consigli ed ai dubbi altrui e ridirigeva il discorso per arrivare a sfoderare la base di un piano con il quale muovere i primi passi contro Grindewald. Stava assimilando l'idea del preside, quando percepì Edward guardarlo e si voltò a ricambiare la sua perplessità con un'occhiata complice di chi poteva aver inteso il dubbio prima che venisse espresso. Inspirò a fondo, e mentre il ministro francese parlava, lui buttò il suo sguardo sulla platea in cerca delle reazioni dei presenti non solo ai dubbi di Edward ma anche e, soprattutto, alla proposta che era stata lanciata. Fu allora che vide Diana. Scambiò con lei uno sguardo lungo abbastanza perché sapesse di essere stata notata, poi tornò ai presenti e prese parola < Perdonate, credo che non sia questa la sede adatta a discutere la scelta interna di ogni nazione di svincolare, o meno, le maledizioni. E nemmeno il momento vagliare i sistemi con cui le singole scuole hanno impostato i termini di sicurezza. Restiamo membri di paesi sovrani, e come tali, ognuno ha il proprio spazio di manovra. Nessuno può perdere tempo a giustificarsi per ciò che non compete questa assemblea. Siamo qui per rispondere ad una minaccia esterna e comune. Termini comuni verranno scelti a tempo debito se sarà necessario.> Increspò la fronte per un istante poi proseguì < Silente, lei chiede un atto di fede grandissimo. Una volta compreso come si manterrà la sicurezza > Un cenno verso Edward che aveva sollevato il dubbio < Rimane un enorme salto nel buio. Chi guiderà una squadra internazionale? Un paese? Una consulta? Una persona? Grindewald ha dimostrato di accettare nelle sue fila una serie di piccoli delinquenti di cui ha un controllo estremamente labile, ma, come ogni buon politico avrà un affiatato gruppo di scaltri fedelissimi. La squadra di cui lei parla, potrebbe andare alla morte. Ne siamo consapevoli? Siamo ciechi, in questo momento, contro un avversario che ci vede benissimo. Che ha già gente dentro ai nostri sistemi. Possiamo cercare degli eroi tra le nostre fila, ma non possiamo cercare dei martiri. >

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    Seguendo l'esempio degli studenti in gita che hanno un po' svincolato i turni, spero di non disturbare nessuno se mando ora il post vist che ho un attimo di tempo =) sarebbe stato il turno di papà Cervantes, se per il prossimo giro preferite, mi riallineo!
     
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    cornelius hemerich rosenberg

    45 anni ~ purosangue ~ legilimens / occlumens ~ ministro della magia tedesco

    I molti modi attraverso cui opera la Magia, si dice, sono talmente imperscrutabili da rendere del tutto vano, a prescindere, qualsiasi patetico tentativo di decifrarne l'enigmatico significato. Contro le opinioni di tutti, in effetti, il destino volle che anche lo Zaubereiministerium venisse a conoscenza dei dettagli della riunione della Confederazione: a dirla tutta, al suo Ministro, da poco eletto a seguito dell'assassinio del precedente, non occorse poi molto tempo per poter prendere una decisione a riguardo e ritagliarsi del tempo per raggiungere mediante Passaporta il luogo segreto dell'incontro con appena due bacchette di scorta, lasciate al di fuori del cerchio magico, superato da Cornelius da poco più di una manciata di istanti.
    «Stimati colleghi. Lieto di intendervi già all'opera, vi prego di accettare le mie scuse per il ritardo.» Fu l'impenetrabile freddezza dello sguardo di Cornelius a scivolare, lentamente, su alcuni dei volti dei presenti, perlopiù dei Ministri più vicini alla sua posizione, e sulla figura di Silente, vagamente mitigata da un sorriso visibilmente disteso e intriso della lapidaria cordialità dettata dai meri dettami dell'educazione, tuttavia oppressa dai colpi inferti da un inglese appesantito dalla gravosità di una cadenza evidentemente tedesca. «Sono ormai divenute rare, per qualsiasi dipendente del mio Ministero, le occasioni per far sfoggio della nostra proverbiale puntualità. Confido nella vostra comprensione.» Vestito di un tight dalle tonalità di un grigio antracite spezzato soltanto dal candore del bianco immacolato della camicia sottostante, il Ministro della Magia tedesco si prese tutto il suo tempo per raggiungere la seduta vuota riservata al suo Ministero, accompagnando ogni passo claudicante della gamba destra con l'appoggio fornito dal bastone.
    «Per stima dell'acume dei presenti, eviterò di sottrarre la preziosità del vostro tempo perdendomi in presentazioni superflue: confido che conosciate il mio nome e auspico di non aver deluso le aspettative di nessuno, rispondendo di persona all'invito di questa assemblea.» Le pupille scure vennero lasciate scivolare, pesanti, sugli astanti più prossimi: il Ministro francese, quello britannico. «Il mio predecessore è stato un grande mago, forte di un ingegno oltre misura. Ha tuttavia imperdonabilmente peccato di superficialità, decidendo di sottrarsi ai propri doveri nei riguardi di questa Confederazione e del significato alle sue origini.» Si distese sullo schienale del seggio, accavallando una gamba sull'altra e incrociando le mani sulla coscia, mentre la lingua si limitò a muoversi lentamente nella bocca, sputando fuori parole distese che non lasciarono trapelare alcun sentore di vaga inquietudine.
    «Un significato che, mi rammarico, temo sia stato perduto. È divenuto palese agli occhi di tutti quanto molti degli attuali Ministeri abbiano travisato il reale scopo che ognuno di noi è stato chiamato a difendere: la Magia deve essere preservata ad ogni costo, per amore della sopravvivenza di ciò che siamo e del sangue che scorre nelle nostre vene.» Li osserva, uno ad uno, calcando le parole con una convinzione intrisa di perentoria autorità. Fu chiaro a tutti quanto Cornelius altri non era che un uomo dalla fede incrollabile, dotato di convinzioni e certezze che certamente si era dovuto abituare ad esternare con un'invidiabile tranquillità e fermezza d'animo. «Un sangue divenuto debole e stanco, miscelato da contaminazioni pericolose che mai sarebbero dovute avvenire: ci preoccupiamo della minaccia di un solo uomo, quando da secoli i vostri Ministeri non hanno fatto altro che infangare la Segretezza impartita dal nostro codice più sacro accettando di celebrare unioni e contatti che i nostri padri e le nostre madri avevano giurato di interrompere per il bene del nostro popolo.»
    Infine, lo sguardo ricadde gravoso sulla figura di Silente. Cornelius si prese tutto il tempo possibile per squadrarlo, rivolgendo al Preside un'occhiata certamente ricolma di una stima che evidentemente non ebbe alcun timore ad esternare.
    «Di fronte ai crimini che ogni Ministero ha perpetrato, contravvenendo e calpestando il Codice di Segretezza di cui tanto il mondo magico si vanta, mi sorprende che quest'assemblea si riunisca a disquisire della veridicità di una sciocca fiaba per bambini. La sua sconfinata ambizione, signor Silente, è ben nota a tutti, ma mai avrei immaginato che la sua sete di potere ci avrebbe condotti a questo triste capitolo. Il Ministero tedesco non accetterà di versare una sola goccia di sangue magico soltanto per osannare i folli piani della guerra personale che lei ha intimamente intrapreso contro Grindelwald.» Una rapida occhiata venne indirizzata a passare in rassegna i presenti. È il Ministro francese che, forse più di tutti gli altri, Cornelius prese ad osservare.
    «Lo stesso mi aspetto che faccia ciascuno dei presenti. Versare sconsideratamente il sangue delle nostre streghe e dei nostri maghi in una guerra che non ci appartiene sarà considerato un crimine contro l'umanità intera, quando il nemico sarà sconfitto e ci ritroveremo a soppesare le colpe dei singoli. Come qualcuno prima di me ha fatto brillantemente notare, la sovranità dei nostri paesi è legittima: ciononostante, si dovrà essere pronti a rispondere delle nostre azioni, e delle decisioni scriteriate di permettere l'uso incondizionato di armi e maledizioni per le quali ben più di una goccia di sangue innocente sarà versata.» Alzò le mani, dichiarando dunque di aver concluso la propria arringa.

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    Certo che Grindelwald non era un pazzo, o per lo meno non lo era nel senso che mette in dubbio la sua facoltà di intendere e di volere. Ma lo era in quanto portatore di un'idea folle che stava costando vite su vite. Mi toccai il naso, ascoltando i politici parlare. Volevano che gli si assicurasse la buona uscita del piano. Volevano certezze e con la loro bocca riempivano l'aria di obiezioni e paroloni di cui erano ben capaci, ma che di sostanza avevano ben poco. Il mio sguardo si posò su ognuno di loro. Erano tronfi, consapevoli di essere loro a dettare le regole nei loro paesi e decisi a non essere da meno in questo contesto di... confronto.
    Proteggere i civili, sicurezza del loro popolo, maniere forti... Mi morsi l'interno della guancia, cercando di mantenermi calmo e lucido. Non era abituato ad ascoltare ciò che consideravo palesi idiozie, ma, a differenza di molti dei presenti, sapevo riconosce la necessità di mettermi da parte per il vero interesse comune.«Una squadra di ricerca. E’ questo che vi chiedo. Mettere insieme auror, guaritori, professori di nazionalità diverse. Una compagnia che possa pungolare l’interesse di Grindelwald e spingerlo a venire allo scoperto.»
    Ascoltai la richiesta di Silente e mi sembrò ragionevole, degna di uno stratega. Ma non riuscii a trovare senso nella diffidenza del governo Francese nelle persone che lo rappresentavano. Quali rassicurazioni volevano? Come potevano pretendere di avere delle certezze, quando, essendo dei politici, avrebbero dovuto avere ben chiaro che l'imprevedibilità la variabile che dettava i termini di ogni equazione. - Abbiamo altra scelta? chiesi ai presenti dopo aver ascoltato ogni legittima obiezione, - Signori i nostri dubbi sono legittimi, ma dobbiamo dare atto all'incontrovertibile fatto che Albus Silente sia l'unico qui dentro che può dire di conoscere il nostro comune nemico. un semplice fatto. Per quanto Grindelwald aveva mostrato un'abile imprevedibilità ed una fastidiosa preveggenza verso le nostre mosse, non poteva essere invincibile. Nessuno può permettersi la presunzione di pensarsi invincibile, specialmente quando fra le file nemiche si scorgeva colui che un tempo avevi chiamato amico.
    - Non esiste una sola azione che possa garantirci la vittoria, spetta solo a noi fare il possibile. Il rischio è naturalmente commisurato all'impresa. Provarci riduce quello assai più temibile di un mondo che fa leva sull'odio e la ferocia. aggiunsi, cercando di sottolineare ragionevolmente l'irragionevolezza della pretesa di garanzie. Anche se come il ministro della cooperazione internazionale, ero assai curioso di conoscere i dettagli su come Silente aveva immaginato la sua “squadra di ricerca” - Quindi se è di un atto di fiducia grandissimo di cui c'è bisogno, avete la mia fiducia e quella della Presidentessa Addams. concludo girandomi a guardare Silente.
    E fu proprio in quell'esatto istante che fece il suo ingresso un'altra personalità del panorama politico magico eurpeo. CORNELIUS HEMERICH ROSENBERG, il successore di Vogel, Ministro della Magia Tedesco. Fu la prima volta che lo vidi dal vivo, ma la sensazione che sentii pervadermi alla sua presenza, non mi disse niente di buono. Fiutai l'acre odore di acqua stagnante che mi capitava di sentire in ogni circostanza poco limpida in cui mi ero ritrovato.
    Ascoltare le sue parole forbite e ricercate per dare credito a tutte le chorradas che la sua bocca riuscì a tirar fuori, confermò i sospetti che il mio naso aveva già percepito. Mi domandai con quale faccia tosta si fosse prodigato tanto per essere lì a difendere la causa di Grindelwald, quando questa assemblea era stata caldamente voluta per trovare un modo di contrastarlo?
    - Ministro Rosemberg, se avessimo saputo del sodalizio con l'operato del suo predecessore, le avremmo risparmiato il viaggio. mi permisi di intervenire, facendo troppa fatica a continuare a star zitto, - Lei è qui per convincerci che la causa di Gellert Grindelwald è buona e giusta? Credo che sia lei a non aver inteso il significato di questa assemblea. A quel punto tornai ad alzarmi, fronteggiandolo sebbene a distanza.
    - L'unico sangue che vale la pena di essere versato, è quello di coloro che si battono per un mondo dove idiozie come la superiorità del sangue non facciano più presa nel cuore degli uomini.
    Le nostre leggi concernenti i rapporti con i NoMag sono rigidissime, ma che possa cogliermi un fulmine, non me ne starò ad ascoltare baggianate che antepongono la nostra sopravvivenza alla loro.
    conclusi battendo i palmi delle mani sullo scanno di legno dietro il quale ero. Non avrei tollerato una sola parola in più detta da quel Kraut Cabron!

     
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