bajo falsos pretextos.

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    Pi roteò appena le spalle. Viaggiare con le passaporta le procurava sempre uno strano senso di compressione e quindi sgranchire o stiracchiare appena i muscoli le permetteva di sentirsi nuovamente a suo agio col proprio corpo.

    Aveva avuto un piccolo sussulto, misto ad un impercettibile fastidio quando la signora Tumberg le aveva proposto di “vestire” i panni della sua amante. Pi l'aveva guardata con stupore e poi con un pizzico di veemenza. Si sentì incredibilmente sottovalutata... Solo perchè la signora aveva una scopa su per il culo a tener dritta la sua spina dorsale, questo non significava che lei fosse “completamente sgraziata”.
    La Signora si sarebbe stupita di quanto bene potesse nascondersi Pi, se solo messa nelle condizioni di dover farlo. Non che le piacesse... Purtroppo però aveva tristemente imparato, al contrario di quanto sua madre le avesse sempre insegnato, che al mondo non ci si poteva presentare sempre per ciò che si era realmente. E poi, sebbene non sfacciatamente ricca e nobile, la sua famiglia era una famiglia che occupava un certo stauts all'interno della comunità magica degli States.
    “Troveremo allora un altro ruolo, più consono alla mia sgraziata persona.” aveva risposto mostrandole un sorriso forzato. Per Pi non c'era nulla di più difficile che fingere gentilezza quando proprio di essere gentile no sé sentia.
    “Devo declinare l'offerta di spacciarmi per la sua amante, signora Tumberg.” Aggiunse palesandosi col completo che la padrona di casa le aveva gentilmente offerto. Si guardò allo specchio e pensò infastidita al fatto che il suo solo aspetto potesse esser bastato a far intuire alla donna che era con lei, la sua vera natura. Una delle tante. Il suo aspetto... come per tutto, era sempre stato un dannato problema. L'orgoglio provato quando era una bambina s'era trasformato in rabbia verso quei tratti così diversi, così fuori posto nello spazio di mondo che si trovava ad occupare... Adesso quel suo aspetto così diverso era anche in grado di far presumere ad una probe blanca, rica y consetida, que le gustaban le mujeres?! No iba a dejar que eso pasara! “Non so quali abitudini abbiate voi europei... Ma da noi è màs complicado que eso.” concluse aggiustandosi i polsini della giacca.

    “Beh, difficile credere che un tempo questo fosse il cuore del più grande e potente impero del mondo...” disse guardandosi attorno. I vicoli stretti e bui, sporchi... sembrava di essere dentro un romanzo di Dickens... com'era che si intitolava quello che aveva letto fra il 7 e l'8 anno alla middle school?... Oliver Twist! Si girò verso i suoi camaradas e fece un cenno alla signora Tunberg, un mezzo inchino con un gesto della mano che era un invito a precederli, “Dopo di lei.”

     
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    Irina Cléophée Hais Tanberg

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    Aveva ignorato il piccolo sussulto dell’altra quando l’aveva visto, cosí come aveva sorvolato sulla sua sorpresa e sul suo fastidio. Non le importava, davvero, cosa ella stesse provando, e tanto meno voleva essere stupita dalla capacità dell’altra di fare l’attrice. Irina, non era un’amante delle sorprese. L’aveva peró pazientemente ascoltata quando le aveva risposto, accogliendo con aria un po’ pensierosa il suo sorriso forzato. Per quanto non le importasse di starle antipatica o meno, preferiva evitare vi fossero attriti troppo evidenti. Aggrottò leggermente le sopracciglia nel sentire le sue parole pronunciate in spagnolo, intuendo a grandi linee cosa volesse dire.
    « Non volevo offenderla, Auror Cervantes. » rispose lei, stringendosi leggermente nelle spalle. « Nemmeno alludere a cosa può piacerle. » la guaritrice non badava davvero a certe cose. « È solo che, io e lei, siamo molto diverse. » inclinò leggermente la testolina mora di lato. « Inoltre... Adesso ha sbagliato a pronunciare il cognome di mio marito. » le fece notare con tranquillità « Io… Voglio solo evitare di finire nei guai. Questo, lei, lo capisce? » domandò, sollevando lo sguardo celeste verso di lei. Si sistemò velocemente la giacca nera e poi si mosse fuori dal castello, prendendo la passaporta che li portò direttamente su Diagon Alley. Qualche attimo dopo, si erano mossi semplicemente verso Nocturn. Non era difficile da trovare, bastava seguire la sporcizia ed i poveracci.
    Li dove nemmeno il sole riusciva ad illuminare le vie, prendeva vita un mondo magico totalmente diverso, fatto di imbrogli e minacce. Un posto dove nemmeno gli Auror si azzardavano ad entrare, pericoloso com’era. Guardò incerta la donna quando le indicò di fare strada e sospirò pesantemente, iniziando a muovere i primi passi lungo quei viottoli maleodoranti. Le labbra assunsero presto una piega disgustata. Non avrebbero potuto rubarle i vestiti e andare da soli a Nocturn? Nemmeno lo conosceva bene quel posto. Sarebbe stato molto più semplice farsi accompagnare da Kyril, oppure scrivere a Fergus se poteva trovarle quello stupido libro. Invece no.
    Ci volle un po’ prima di arrivare a Magie Sinister, principalmente perché la donna non era sicura sulla strada da percorrere, ma quando il negozio fu in vista, lo indicò velocemente con l’indice. « È quello… » sussurró piano, avviandosi subito dopo verso l’ingresso. Preso un respiro profondo e poi entrò. Il negozio era pieno di oggetti oscuri e cose che non sarebbero dovute essere sul mercato. Si morse il labbro inferiore mentre, curiosa, si guarda un pochino in giro. Il suo sguardo, fu attirato in particolare da delle boccette, quasi sicuramente dovevano contenere del veleno. « Oh… » inclinò appena la testolina mora e si avvicinò, incuriosita, sbirciando qua e là fino a quando lo scricchiolio del pavimento non la costrinse a sollevare la testa, rivolgendola verso colui che era appena apparso. Si trattava di un signore, che diede loro il benvenuto. Non era sicura si trattasse di Sinister, visto che non l’aveva mai visto. Lui, comunque, non si presentò e si limitò a dare loro il benvenuto. « Quella… » disse indicando una boccetta il contenuto era verde smeraldo. « …È la bevanda della disperazione? » domandò curiosamente al signore, che ridacchiò in maniera sinistra e divertita. « È esatto, Signorina… Ha buon occhio. Se è interessata, il prezzo é di cento galeoni. » le disse affabile, lanciando uno sguardo anche ai suoi due accompagnatori. Non fece domande di sorta, seppur li guardasse con un pochino di diffidenza. « Possiamo soddisfare qualsiasi richiesta, ovviamente… Magari, voi, bramate qualcosa di diverso? »






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    Edited by Irina~ - 11/9/2022, 07:05
     
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    Il passo della donna sembrava incerto. Pi sollevò gli occhi al cielo, maledicendosi per quella che sarebbe stata una brillante idea, ma che trovava nella moglie da esposizione di Einar Tanberg una falla probabilmente insanabile. Quando Stevenson le si accostò all'orecchio per dirle che forse era stata, come al solito, troppo avventata, Pilar strinse i pugni cercando di nascondere e contenere il proprio fastidio.
    Brancolarono un po' per le stradine strette e maleodoranti di quel posto, prima che finalmente la Hais indicasse la loro destinazione. « È quello… » Finalmente. Pilar annuì continuando a seguire la donna.

    L'interno del negozio era sinistro. Ogni spazio, ogni lato era occupato da oggetti. Tutto era cupo, ricoperto da uno spesso strato di polvere, come se nulla si fosse mai mosso lì dentro. Perfino l'aria sembrava immobile. Pi si guardò attorno con discrezione, aspettandosi da un momento all'altro l'arrivo del padrone di quel posto, o di un commesso...
    Riconobbe alcuni oggetti occulti che erano illustrati sui libri di difesa contro le arti oscure dai quali aveva studiato ad Ilvermory. Si chiese come potesse il ministro della magia inglese permettere che un simile posto potesse esistere e commerciare liberamente? Capì, ancora una volta, che quello era un mondo profondamente diverso da quello che conosceva. Negli Stati Uniti un posto del genere non poteva esistere. Certo, questo non limitava lo spaccio di oggetti magici oscuri, ma per lo meno non lo autorizzava. Il dipartimento auror del MACUSA vantava il più efficiente ed il più ampio reparto di anticontrabbando dei manufatti magici oscuri dell'intera comunità magica internazionale.
    Un'ombra si mosse nell'ordinato caos della stanza. Pi e Stevenson portarono entrambi le mani in posizione. Abbastanza vicine ognuno alla propria bacchetta, ma altrettanto abbastanza scaltri e attenti a che il gesto potesse essere facilmente dissimulato, senza mandare al diavolo la loro copertura. Un uomo ricurvo, dai capelli lunghi ma radi sulla sommità della testa, ed un paio di baffi sottili si palesò nella sua esile e spigolosa figura. « Quella …È la bevanda della disperazione? » Pilar si rilassò un secondo, immaginando, anche grazie alla domanda della Hais, che quello potesse essere il signor Sinister.
    « È esatto, Signorina… Ha buon occhio. Se è interessata, il prezzo é di cento galeoni. »
    « Possiamo soddisfare qualsiasi richiesta, ovviamente… Magari, voi, bramate qualcosa di diverso? » “In verità...” Si permise di intromettersi avanzando con sicurezza verso di loro.
    Si voltò un secondo per incrociare lo sguardo della loro complice, un solo istante prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al negoziante, sfoggiando un affabile sorriso, “Siamo qui perchè ci è stato detto che in questo negozio si possono trovare rarità molto interessanti...” Fece poi un cenno a Stevenson che le porse una borsa dalla quale Pi tirò fuori un sacchetto che posò sul bancone, rivelando un bel mucchio di galeoni d'oro. “Il prezzo non sarà un problema.” aggiunse continuando a sorridere.


     
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    Non le era ben chiaro cosa, quelle persone, si aspettassero da lei. Avere a che fare con il lato oscuro del mondo magico non era esattamente qualcosa che faceva per Irina Hais. L’aveva conosciuto, certo, tramite le persone che avevano visitato il San Mungo. Sapeva a cosa poteva andare incontro, se qualcosa non fosse proceduto liscio come avrebbe dovuto. Ma trovare il negozio e cercare un oggetto del genere, non era esattamente nelle sue corde.
    Fu una fortuna che dopo aver sbagliato strada un paio di volte, riuscirono a trovare la catapecchia condotta da Sinister: inutile dire che non ci fosse mai stata. Era polverosa e piena di oggetti dai dubbi effetti. Faceva schifo. Era un luogo dove qualcuno come lei non avrebbe mai dovuto mettere piede. Storse leggermente le labbra, mentre faceva scivolare lo sguardo qua e là. Non si preoccupò quando l’ombra di un uomo si palesò, non provò nemmeno a spostare la mano per metterla vicino alla propria bacchetta. No. Se ne rimase tranquilla e si guardò attorno fino a che non riconobbe qualcosa che aveva studiato durante la sua specialistica. La domanda che rivolse all’uomo, fu importante per stabilire un rapporto precario con lui. Lo notò rilassare le spalle nel vederla riconoscere un liquido tanto pericoloso e sembrò abbassare i sospetti che un trio del genere avrebbe potuto far nascere.
    Ad attirare la sua attenzione ed a fargli snudare una dentatura sporca ed irregolare, fu il sacchetto pieno di galeoni che la Cervantes posò sul bancone. « Siete venuti preparati… Hm? » fece lui attirato da quelle luccicanti monete, riservando comunque un’occhiata dubbiosa alla donna ed al suo compagno. « Cosa cercate di cosí importante e prezioso, in una fogna come questa…? » domandò con un ghigno poco raccomandabile sul viso.
    Irina sollevò leggermente le sopracciglia nel sentire quelle parole e voltò leggermente il capo verso i due Auror. Pilar aveva avuto il classico atteggiamento da americano sbruffone, un modo di fare e di vanto che agli europei in genere non piaceva. In quel contesto, non sapeva come quel tipo potesse prendere quell’atteggiamento ed, incerta, valutò se intervenire oppure no. Non voleva finire nei guai.
    « Deve perdonare l’irruenza della mia amica, Signore… Le voci che ha sentito l’hanno resa impaziente. » le labbra carnose si piegarono in un dolce e cortese sorriso di scuse. « È una collezionista… Sa come sono. » sollevò leggermente le spalle, mentre l’uomo si lasciava sfuggire una risatina leggera, allungando una mano verso il sacchetto per estrarne un galeone. Lo osservò con attenzione, avvicinandolo al volto fino a farlo arrivare a qualche centimetro dal suo occhio, quasi volesse verificare se fosse vero.
    « Collezionista… Hm… Abbiamo pezzi e tomi oscuri che forse potrebbero interessarvi. Ma se cercate qualcosa di specifico e raro… Allora dovete dirmi cosa é. »







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    « Deve perdonare l’irruenza della mia amica, Signore… Le voci che ha sentito l’hanno resa impaziente. » Faticava a capire come la donna al suo fianco non si rendesse conto che quello era il suo lavoro. Non un hobby, non un divertimento. Dunque Pilar sapeva esattamente come agire in certe situazioni. I lavori sotto copertura erano quasi all'ordine del giorno e di certo non era andata lì per improvvisare una sceneggiata. « È una collezionista… Sa come sono.» Si sforzò di sorridere a quell'ultima battuta della Tanberg. Se solo non avessero rischiato di farsi scoprire, i suoi occhi avrebbero già fatto due giri stizziti.
    Pilar si concentrò sulla figura del mago che prese ad ispezionare il denaro che aveva davanti. Potè leggere nei suoi occhi il luccichio avido di chi sperava di concludere un facile affare. « Collezionista… Hm… Abbiamo pezzi e tomi oscuri che forse potrebbero interessarvi. Ma se cercate qualcosa di specifico e raro… Allora dovete dirmi cosa é. » La sua voce melliflua non fece che dare più spessore all'aspetto viscido e ambiguo che aveva suscitato fin da subito.
    Pilar si morse il labbro inferiore e si aggiustò la giacca con un gesto secco e sicuro. Si chinò sul bancone, affinchè potesse avvicinarsi a quel losco personaggio.
    “Siamo qui per qualcosa di antico...” sussurrò. Gli occhi scuri puntati al suo interlocutore, lo sguardo serio e penetranti. Lanciò una piccola occhiata alla donna accanto a lei, ed un altra a Stevenson alle loro spalle. “Le nostre fonti ci hanno informato di un oggetto oscuro recentemente trafugato, che arriva da oltre oceano.” aggiunse dopo una breve pausa. Cercò sul volto del mago davanti a sé, un segno, anche impercettibile, di aver intenso. Pilar non poteva essere sicura fossero nel posto giusto. Ma se quello squallido negozio di rigattieri oscuri, era famoso anche solo la metà di quanto Irina Hais aveva detto loro, allora poteva ben sperare che qualcosa, un straccio di informazione, fosse giunto anche lì.
    “ Per caso sa di cosa parlo?” incalzò. Fu allora che vide un fremito da parte dell'uomo. Impercettibile, ma chiarissimo ad un occhio ben allenato. Linguaggio del corpo, tecniche di lettura ed interpretazione. Secondo anno all'accademia Auror. Sorrise. « Mh... » mugolò il commesso con espressione pensierosa, « Se volete scusarmi un attimo... » aggiunse indietreggiando fino a sparire nel dedalo di oggetti alle sue spalle. Sulle labbra anch'egli ostentava un sorriso. Nervoso.
    Attesa.
    Silenzio.
    Fruscii e rumore di passi impercettibili.
    Sia Stevenson che Pilar si girarono per dare un'occhiata la di fuori del negozio. Il primo indietreggiò, sfoderando la bacchetta, ma tenendola bassa. Indietreggiò fino alla vetrata della porta e lanciò uno sguardo fuori, lungo la stradina poco illuminata. Pilar aveva tutti i sensi tesi, mentre si avvicinava alla Hais. “Assieme al galateo, ti hanno insegnato come ci si di difende?” le chiese fra i denti.
    Fu proprio in quel momento che un incantesimo ruppe la vetrina per colpirlo. Pilar si abbassò di scatto, tirandosi dietro anche la guaritice. “La copertura è saltata!” gridò Stevenson. “Puta mierda!” eclamò di rimando Pilar. Fece cenno alla guaritrice di continuare a stare giù. Stevenson si alzò e lanciò un paio di schiantesimi al di fuori del negozio. Pilar fece uno scatto in avanti e lo raggiunse mettendosi dietro qualcosa che sembrava una discutibile, stretta cassettiera. “D'ora in poi, tu segui me!” le disse il collega incollerito. Anche Pilar castò un paio di incantesimi, prima di doversi nascondere nuovamente per schivarne un paio, “Vuoi discuterne ORA?!” gli rispose ironica.
    Dovevano uscire da lì dentro.

     
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    Poter fornire un qualche tipo di aiuto l‘aveva fatta sentire utile. Certo, era consapevole che quello non fosse un divertimento, che non fosse un gioco e cose del genere, ma Einar era un commerciante e lei aveva partecipato diverse volte ad alcuni eventi dove aveva potuto incontrare i suoi clienti. Aveva visto come si muovevano. Non era stupida e pensava, forse un po‘ ingenuamente, di poter fornire un supporto a quella stramba coppia di Auror che quel giorno aveva deciso di coinvolgerla in cose che non erano di suo interesse.
    Quando Pilar prese parola, lei l’ascoltò silenziosamente, avvertendo una sorta di fastidio provenire dalla donna, che intuì essere stato provocato da lei. In un certo senso, non le sembrò diversa da Einar, tant’è che si strinse leggermente nelle spalle e non parlò più, limitandosi solamente a rivolgere un breve sorriso al negoziante con cui ella parlava. Il tipo si ritirò poco dopo sul retro ed Irina si limitò a guardarsi appena intorno, facendo scorrere lo sguardo sui vari oggetti che erano custoditi all’interno del negozio. Lo scrutò con aria vagamente incuriosita, fino a quando non sentì i due Auror muoversi per controllare fuori dalla vetrata che tutto fosse tranquillo. Rivolse loro uno sguardo interrogativo e quando Pilar le rivolse quelle brevi parole, che percepì come se fossero atte a sminuirla, si strinse nelle spalle.
    « Non siete molto diversa da mio marito, Madame. » Si limitò a sussurrare, concedendole solo ed unicamente la propria distanza, una freddezza nuova che venne rotta solo dalla sorpresa, quando la vetrina si ruppe a causa dell’incantesimo del negoziante. Pezzi di vetro volarono per tutto il negozio rischiando di colpirli in più punti. Uno di questi riuscì a ledere la pelle della guaritrice proprio poco prima che Pilar la tirasse giù. Un rivolo di sangue le scivolò lungo la guancia, mentre guardava Pilar con una punta sconvolta nello sguardo azzurro come il cielo privo di nuvole. La donna le fece cenno di stare Giu e lei esegui, trovando riparo dietro il bancone. Le dita cercarono la bacchetta, trovandola all‘interno del fodero. La estrasse svelta e con un gesto della mano indicò un punto davanti a Pilar e Stevenson.
    « Protego Totalum. » Sussurrò, immaginando la barriera formarsi dinnanzi a loro, proteggendoli dagli incantesimi che il negoziante continuava furiosamente a lanciare, dando l’opportunità ai due di contrattaccare senza preoccuparsi di venir colpiti. Strinse le labbra l‘una contro l‘altra, mantenendo la concentrazione necessaria a tenere alta quella barriera, chiedendosi tuttavia per quale ragione quel tipo avesse deciso di distruggere il proprio negozio.







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5 replies since 8/9/2022, 13:32   155 views
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